Protocollo anti-virus della Società internazionale di ossigeno ozono-terapia (Sioot). “A testimoniarlo ci sono oltre
2 mila studi pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche, prima fra tutte “The Lancet”. L’ozono, dopo pochi minuti che ha fatto la sua azione disinfettante, ritorna nella sua formula originale. L’ozono
deriva dall’ossigeno, quindi è un disinfettante puro che non ha controindicazioni e funziona benissimo contro il Covid-19″, afferma a
Dire il
presidente della Società internazionale di ossigeno ozono terapia, il professor Marianno Franzini.
Pratica medica
“Se al comparire dei primi sintomi potessimo trattare con l’ossigeno ozono terapia tutti i pazienti Covid a domicilio, potremmo riaprire subito tutto, dai cinema alle palestre, fino alle scuole. Utilizzando questa pratica medica, che ha ottenuto il via libera dall’Istituto superiore di Sanità, questo virus potrebbe essere curato a casa come una normale influenza e nel giro di una settimana, dieci giorni si guarirebbe. Occorrerebbe solo fare subito il tampone a chi manifesta i sintomi da Covid-19 e, in caso di positività, cercare un medico “attrezzato” che conosca la tecnica e sia disponibile ad offrire un’assistenza domiciliare dalle tre alle cinque volte nell’arco di dieci/quindici giorni“, puntualizza il professor Franzini.
Negativizzazione
“Il Covid-19 è un virus invasivo ma non così tanto da essere resistente all’azione antivirale dell’ozono- sottolinea Franzini-. Per cui, se questa terapia viene utilizzata in tempo riesce a non far progredire l’attività del virus, negativizzandolo, e impedendogli così di raggiungere i polmoni e il sistema circolatorio. L’ossigeno ozono deve però necessariamente basarsi su un accorgimento dei tempi, non si può far aspettare un paziente 10 giorni, perché il virus altrimenti va avanti”. Attualmente nel nostro Paese l’ossigeno ozono terapia è utilizzata in pazienti Covid a livello sperimentale in 15
ospedali italiani, come “tecnica d’ausilio per aiutare il farmaco
ad avere ancora più efficacia”, prosegue il presidente della Sioot,
“accorciando anche i tempi di guarigione”.
Terapia farmacologica
Il professor Franzini anticipa a Dire alcuni dati raccolti dalle varie strutture ospedaliere e contenuti in un report che sarà diffuso: “Abbiamo preso come riferimento 40 pazienti, alcuni dei quali hanno seguito la terapia farmacologica abbinata all’ossigeno ozono terapia, mentre altri solo la normale terapia farmacologica. Ebbene, questo è quello che abbiamo notato nei pazienti sottoposti a “doppia” terapia in una settimana: la glicemia, che il coronavirus fa alzare immediatamente anche ai non diabetici, grazie all’ossigeno ozono terapia si è abbassata del 50%; la creatinina, importante per la funzionalità del rene, è migliorata del 60%; i linfociti, che indicano la nostra risposta anticorpale, è cresciuta del 100%; la Pcr, proteina di fase acuta prodotta dal fegato e rilasciata a seguito di un’infiammazione, è diminuita del 50%; il D-Dimero, quel valore che indica il rischio di avere una trombosi
vascolare, è calato del 54%”.
Evitare i ricoveri
L’ossigeno ozono terapia, chiarisce Franzini, non perde la sua efficacia neppure in quei pazienti ex Covid che “dismessi dall’ospedale sono comunque affaticati e afflitti da una stanchezza cronica: anche in questo caso l’ossigeno ozono può aiutarli nella ripresa di una normale attività”. Se questa pratica medica fosse stata utilizzata fin dal principio dell’epidemia, probabilmente avrebbe evitato il ricovero di migliaia di pazienti nelle terapie intensive? “Non abbiamo la controprova perché di fatto l’ossigeno ozono terapia non è stata utilizzata da tutti e soprattutto da subito, ma credo che molti ricoveri si sarebbero potuti evitare. Era una “carta” che andava giocata due mesi fa, quando eravamo nel clou dell’epidemia, ma il virus continua a girare, soprattutto in Lombardia dove lavoro, e siamo ancora in tempo per ricoverare di meno e salvare tante persone“.