“Per la decima settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – continuano a scendere i nuovi casi settimanali, in parte per la ridotta circolazione del virus, come documenta la riduzione del rapporto positivi/casi testati, in parte per la crescente diminuzione dell’attività di testing“. Rispetto alla settimana precedente, infatti, si registra un calo del 12,2% di persone testate (-69.010) e del 24,9% rispetto a due settimane fa (-165.241).
Su tutto il territorio nazionale si confermano trend in riduzione e in otto Regioni (Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Molise, Provincia Autonoma di Trento, Sardegna, Umbria e Veneto) l’incidenza settimanale dei casi è inferiore a 50 casi/settimana per 100.000 abitanti.
I dati
Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 19-25 maggio 2021, rispetto alla precedente, un’ulteriore diminuzione di nuovi casi (30.867 contro 43.795) e decessi (1.004 rispetto 1.215). In calo anche i casi attualmente positivi (268.145 contro 315.308), le persone in isolamento domiciliare (258.265 invece di 302.080), i ricoveri con sintomi (8.557 rispetto a 11.539) e le terapie intensive (1.323 contro 1.689).
In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni: decessi: 1.004 (-17,4% per cento); terapia intensiva: -366 (-21,7%); ricoverati con sintomi: -2.982 (-25,8%); isolamento domiciliare: -43.815 (-14,5%); nuovi casi: 30.867 (-29,5%); casi attualmente positivi: -47.163 (-15%).
Calo regolare delle ospedalizzazioni
“Il trend dei pazienti ospedalizzati – afferma Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – continua a scendere in maniera regolare con l’occupazione media nazionale che si attesta al 14% per l’area medica e al 15% per le terapie intensive: tutte le Regioni rimangono sotto le rispettive soglie di allerta del 40 per cento e del 30 per cento”.
“Anche gli ingressi in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – continuano a diminuire: la media mobile a sette giorni questa settimana si è ulteriormente ridotta attestandosi a 57 ingressi/die”.
“Se le curve dei ricoverati nei reparti di area medica e terapia intensiva – prosegue Cartabellotta – stanno scendendo più velocemente grazie all’effetto delle coperture vaccinali nelle classi di età più avanzate, quella delle persone in isolamento domiciliare, in media più giovani, cala più lentamente“. Dal 6 aprile, quando si raggiunse il picco, i posti letto occupati in area medica sono scesi da 29.337 a 8.557 (-70,8%), e quelli in terapia intensiva da 3.743 a 1.323 (-64,7%), le persone in isolamento domiciliare dal picco del 28 marzo sono passate da 540.855 a 258.265 (-52,2%).
La campagna vaccinale
Sul fronte vaccini, 3,7 milioni di ultrasessantenni ad elevato rischio di ospedalizzazione sono ancora senza copertura, mentre per i soggetti fragili e i caregiver, a cui sono state somministrate complessivamente 6.785.309 dosi, è impossibile effettuate ulteriori analisi, perché tuttora per questa categoria non sono noti il denominatore totale e la sua distribuzione regionale, né la suddivisione tra 1a e 2a dose Ed è irrealistica la consegna delle 42,6 milioni di dosi previste entro fine giugno. Lo riporta il monitoraggio della Fondazione Gimbe, scrive LaPresse.
Nel suo documento l’organizzazione indipendente specifica per quanto riguarda le forniture, al 26 maggio (aggiornamento ore 6.13) risultano consegnate 33.618.267 dosi, pari al 44,1% di quelle previste per il 1° semestre 2021. “Negli ultimi venti giorni – spiega il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta – le consegne si sono attestate su valori inferiori a 3 milioni di dosi/settimana: considerato che mancano cinque settimane al termine del secondo trimestre, per rispettare le forniture previste dal Piano vaccinale entro fine giugno mancano ancora 42,6 milioni di dosi“.
Le ragioni del ritardo
Seppure 8,5 milioni di dosi sono attese per i prossimi giorni, come annunciato dal Commissario straordinario, le ragioni della difficoltà di avere tutte le dose previste sono le consegne irregolari da AstraZeneca, le pochissime dosi consegnate da Johnson & Johnson (che ha annunciato ulteriori ritardi), la mancata presentazione ad Ema della domanda di autorizzazione condizionata al commercio da parte di CureVac (oltre 7,3 milioni di dosi). Nonostante le Regioni utilizzino la quasi totalità delle dosi a disposizione, il mancato decollo delle consegne si riflette sul numero di somministrazioni settimanali, stabili rispetto alla settimana precedente (+0,7%), con una media mobile a 7 giorni intorno a 485 mila inoculazioni al giorno.
Nemmeno una dose
“Oltre 3,7 milioni di over60 ad elevato rischio di ospedalizzazione e decesso non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino e più precisamente: 7,6% degli over80 (n. 336.061); 18,4% della fascia 70-79 (n. 1.099.757); 31,3% di quella 60-69 anni (n. 2.306.916)”, precisa la responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Renata Gili.
Commenta il presidente Cartabellotta: “Alcune Regioni, piuttosto che utilizzare altre strategie per aumentare la copertura vaccinale degli over60, stanno ampliando in maniera molto diversificata i target anagrafici con l’obiettivo primario di mantenere elevato il numero delle somministrazioni”.