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Accordo Mittal e Invitalia: lo Stato entra al 60% nella gestione dell’Ex Ilva

L'accordo prevede: doppio investimento pubblico, piena occupazione dell'impianto, riduzione dell'inquinamento e revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto

Torna lo Stato nella gestione delle acciaierie dell’ex Ilva: Arcelor Mittal e Invitalia hanno firmato ieri sera l’accordo che consente alla società controllata dal Mef di entrare al 50% e poi salire al 60% nella compagine azionaria della Am Investco che gestisce gli impianti siderurgici in Italia.

Nata nel 1905 l’Ilva passò all’Iri nel 1929 e venne ceduta ai Riva solo nel 1995, con il piano di privatizzazioni. Il commissariamento è datato 2012. ArcelorMittal arriva nel 2018 e questa notte è arrivata la nuova svolta.

Revoca dei sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto

Le condizioni sospensive al closing (dell’ingresso di Invitalia in AM InvestCo, controllata ArcelorMittal) comprendono: “la modifica del piano ambientale esistente per tenere conto delle modifiche del nuovo piano industriale; la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto; e l’assenza di misure restrittive, nell’ambito dei procedimento penali in cui Ilva è imputata, nei confronti di AM InvestCo. Lo precisa in una nota ArcelorMittal.

La firma

La firma dell’intesa è arrivata ieri, 10 dicembre, in tarda serata e prevede un deciso investimento pubblico che consentirà di garantire alla fine la piena occupazione dell’impianto e di ridurre l’inquinamento per la produzione di acciaio. Lo Stato imprenditore torna così nella gestione del siderurgico più grande d’Europa e di tutti gli impianti siderurgici che il gruppo possiede in Italia.

Doppio aumento di capitale

Nello specifico, la mano pubblica entra nella società italiana Am Investco con un doppio aumento di capitale: un primo aumento da 400 milioni di euro darà a Invitalia, che è controllata dal ministero dell’Economia, il 50% dei diritti di voto della società.

A maggio del 2022 è programmato, poi, un secondo aumento di capitale, che sarà sottoscritto fino a 680 milioni da parte di Invitalia e fino a 70 milioni di parte di Arcelor Mittal.

In particolare – spiega ArcelorMittal – il secondo investimento (fino a 680 milioni) “sarà dovuto al closing dell’acquisto da parte di AM InvestCo dei rami d’azienda Ilva, che è soggetto al soddisfacimento di varie condizioni sospensive, entro maggio 2022. A quel punto, la partecipazione di Invitalia in AM InvestCo raggiungerà il 60%. Inoltre, ArcelorMittal investirà fino a Euro 70 milioni, nella misura necessaria a mantenere una partecipazione del 40% e il controllo congiunto della società”.

Gualtieri e Patuanelli soddisfatti

Il ministro del tesoro, Roberto Gualtieri e dello Sviluppo, Stefano Patuanelli hanno espresso soddisfazione per l’intesa che avrà un doppio impatto. Si prevede alla fine del processo il completo assorbimento di 10.700 lavoratori.

Decarbonizzazione

E partirà da subito un piano di decarbonizzazione attraverso l’avvio della produzione di acciaio con processi meno inquinanti. È prevista la creazione di una nuova linea di produzione esterna al perimetro aziendale (DRI) e di un forno elettrico interno allo stabilimento che a regime potrà realizzare 2,6 milioni di tonnellate annue di prodotto.

“Circa un terzo della produzione di acciaio – sostengono Mef e Mise – avverrà con emissioni ridotte, grazie all’utilizzo del forno elettrico e di una tecnologia d’avanguardia, il cosiddetto “preridotto”, in coerenza con le linee guida del Next Generation EU. La riduzione dell’inquinamento realizzabile con questa tecnologia è infatti del 93% a regime per l’ossido di zolfo, del 90% per la diossina, del 78% per le polveri sottili e per la CO2″.

Tavolo con gli enti locali

Sarà ora necessario vedere se l’intesa raggiunta soddisfa il territorio, con il sindacato di Taranto e di molti comuni limitrofi che avevano ipotizzato altri interventi. Il governo ha annunciato che darà vita a un tavolo con gli enti locali per accompagnare e monitorare la transizione.

E se la piena occupazione promessa alla fine del processo riuscirà a dissipare le preoccupazioni delle ‘tute blu’, anche se nel prossimo quinquennio gli esuberi temporanei sarebbero coperti – ma i comunicati diffuso in serata non ne fanno menzione – dagli ammortizzatori sociali dei quali lo Stato si fa garante.

L’annuncio ufficiale dell’accordo è destinato ad alzare il velo anche su altri aspetti della vicenda, a cominciare dalla governance che dovrebbe essere inizialmente paritaria con presidente e amministratore delegato espressi l’uno da Invitalia e l’altro dalla Mittal. Anche su questo punto non ci sono – ad oggi – comunicazioni ufficiali.

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