In occasione del primo luglio in cui in Europa comincia il semestre guidato dalla Germania, l’ex premier Enrico Letta, che oggi è preside della scuola Affari internazionali dell’università SciencesPo a Parigi, afferma in un’intervista a Repubblica che “questo semestre è cruciale perché può mettere in sicurezza la nuova Europa nata con il Recovery plan”, ovvero “l’Europa sociale e della solidarietà“. E se l’obiettivo venisse mancato, “il grandissimo rischio è l’effetto frustrazione, un’onda di delusione che farebbe vincere il sentimento di marzo, quando la maggioranza degli italiani aveva voltato le spalle a un’Unione europea che sembrava voltarle a noi” riflette Letta.
Germania
Secondo questa premessa, l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta suggerisce di non sottovalutare quanto sta per accadere perché “siamo davanti alla crisi sociale più profonda di sempre e l’Italia e’ il Paese più esposto, con una crescita del debito spaventosa” e per affrontarla “ci vogliono soldi da mettere nelle parti dell’economia e della società con le ferite maggiori”. E poiché i soldi nazionali “non bastano e spesso e volentieri sono arrivati in ritardo, e i fondi del Recovery plan non saranno visibili prima dell’anno prossimo, il ponte del Mes è fondamentale“. “Si tratta di 36 miliardi praticamente a tasso zero”, rimarca Letta. Fondi, riprende l’ex premier, che “potrebbero essere usati mettendo in circolo salute e lavoro”. “Penso – dice – a 1000 centri di telemedicina che consentano diagnosi esatte e precoci ai cittadini dei tantissimi paesi montani o remoti della nostra penisola. Sarebbe un piano che risponde alle loro paure e che dà lavoro a centinaia di start up in tutto il Paese. Si può fare solo con un grande finanziamento europeo“. E aggiunge: “Nel resto d’Europa non sarebbe spiegabile un’Italia che non accede al fondo salva-Stati. Farebbe pensare alla sopravvivenza di orpelli ideologici, complottisti, che fanno perdere credibilità al nostro Paese e all’ottimo lavoro fatto da Giuseppe Conte in Europa”, puntualizza Letta