L’Osservatorio sulla Sicurezza, partendo da una proposta avanzata dal presidente dell’istituto, il sociologo Gian Maria Fara, indica la necessità di creare una holding per gestire i 32 miliardi sequestrati alle mafie. “I contenuti del documento sono offerti ai decisori politici e ai diversi attori istituzionali– spiega il generale Pasquale Preziosa, presidente dell’Osservatorio-. Contrastare la criminalità organizzata sul piano patrimoniale è una scelta strategica di grande intelligenza: non a caso l’opzione metodologica è figlia del pensiero di Giovanni Falcone”.
Prevenzione e coercizione
“L’esperienza del nostro Paese mostra con piena evidenza che i sodalizi criminali moderni meglio strutturati sono in grado di sopravvivere anche a massicce operazioni repressive incentrate sui singoli associati all’organizzazione- evidenzia l’Eurispes-. In altri termini, l’applicazione di strategie di prevenzione soggettiva e di misure coercitive contro i singoli individui può sempre lasciare un margine più o meno ampio di sopravvivenza all’organizzazione criminale, se non viene sostenuta dall’individuazione e sequestro dei beni provento delle attività illecite: questi beni, infatti, sono utilizzati dalle organizzazioni criminali per garantire un ricambio generazionale del capitale umano”.
32 miliardi confiscati ai boss
L’Eurispes propone di rivedere le politiche di gestione ed utilizzazione di questo “tesoro” sostenendo che: “l’enorme patrimonio accumulato con le confische dei beni della criminalità organizzata e delle mafie deve essere messo a frutto e gestito con criteri manageriali, come si farebbe con un’azienda o un insieme di aziende, facenti capo ad un unico soggetto finanziario. Insomma, una vera e propria holding, organizzata e gestita in stretta collaborazione con l’Anbsc (l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) e con la vigilanza del sistema giudiziario antimafia”. L’holding per la gestione dei beni confiscati potrebbe disporre di un capitale enorme, anzi sarebbe in assoluto il soggetto con la più alta concentrazione di capitale in Italia. Si tratterebbe di un “Iri 2” con il “capitale” più alto del capitale sociale di Eni, Enel, Assicurazioni Generali, Intesa San Paolo, Poste Italiane e Leonardo messi insieme. Una holding articolata per settori di competenza affidati a manager di comprovata esperienza (come, per esempio: immobiliare, produzione agroalimentare, agricoltura, distribuzione, servizi e ambiente).
Opzione strategica
“La valorizzazione di questo immenso patrimonio non sarebbe da subito disponibile per fronteggiare nell’immediato l’emergenza generata dall’epidemia da coronavirus ma potrebbe rappresentare una delle risorse strategiche per uscire dalla crisi e rilanciare la nostra economia- precisa l’Eurispes-.Una simile opzione strategica metterebbe d’accordo anche i due orientamenti di pensiero che si fronteggiano da anni sul tema della vendita dei beni confiscati, polarizzandosi tra chi preferisce monetizzare il valore dei beni sequestrati e confiscati con finalità meramente contabili e chi, invece, destina a fini sociali i beni sequestrati e confiscati anche allo scopo di fornire alla collettività un segnale di virtù civica“. Destinare il patrimonio confiscato a finalità sociali attraverso un’opzione metodologica più moderna e rispondente alle esigenze economiche del Paese, senza snaturare la finalità sottesa alla destinazione del bene alla società, rifletterebbe secondo l’Eurispes “l’impostazione che intende valorizzare le potenzialità dell’istituto dell’asset recovery quale strumento di riscatto morale da una parte e l’avvertita necessità di un concreto sviluppo economico legato al riutilizzo dei beni confiscati”. Le risorse generate da questa gestione imprenditoriale e manageriale dell’enorme capitale disponibile potrebbero essere utilizzate, nelle diverse forme possibili, nella lotta alle mafie stesse.