Nome olandese, chitarra a ritmo di tapping e 14 album alle spalle. Una carriera quasi mitica quella di Eddie van Halen, il chitarrista di Nimega scomparso ad appena 65 anni. Una battaglia condotta fino all’ultimo contro un cancro alla gola, conclusa al St. John’s Hospital di Santa Monica, in California, accompagnato dall’affetto della sua famiglia. Se ne va con lui una delle più importanti figure della musica hard rock e una vera e propria leggenda della chitarra. Nel 1972, il suo nome diventò quello della sua band: i Van Halen nacquero da lui e da suo fratello Alex, aprendo la strada alla corrente heavy metal che andava sviluppandosi in quegli anni. A fare il resto ci pensò la sua chitarra. Per la rivista Rolling Stone, l’ottava fra le migliori della storia.
Frankenstrat e tapping
Dal 1972, fu praticamente un’ascesa continua. Col primo apice toccato nel 1984, quando l’album nominato con tale data portò in dote il singolo Jump, il più celebre della band, che valse una nomination ai Grammy. Che quell’anno andò al singolo Beat It di Michael Jackson, nel quale Eddie contribuì con uno dei suoi assoli di chitarra. Lo strumento del suo successo Van Halen se l’era costruito da solo: una chitarra rossa, zebrata, fatta di componenti di altri strumenti e ribattezzata Frankenstrat, crasi di Frankenstein e Stratocaster. Un simbolo della musica sua e del suo gruppo, che andava consolidando la propria fama. Grazie anche al mitico tapping (note suonate con la mano ritmica direttamente sulla tastiera dello strumento), che fu ispirazione per generazioni di musicisti.
L’addio a Van Halen
Fra questi, suo figlio Wolfgang. “Non posso credere di doverlo scrivere, ma mio padre, Edward Lodewijk van Halen, ha perso la sua lunga e dura battaglia contro il cancro questa mattina. È stato il miglior padre che avrei potuto chiedere. Ogni momento che ho passato con lui, sopra o fuori dal palco, è stato un regalo. Il mio cuore è spezzato e non credo che potrò mai riprendermi a pieno da questa perdita. Ti amo tanto, Pop”. Messaggio apparso su Twitter, che rispecchia il pensiero di chiunque abbia amato Eddie e la sua band leggendaria.