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“E’ il momento della responsabilità e della solidarietà”

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Rivolte carcerarie e comportamenti irresponsabili che ostacolano il contenimento dell’epidemia di coronavirus. A Storie Italiane, il programma di Rai 1 condotto da Eleonora Daniele, don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha commentato le emergenze di ordine pubblico e sanitarie provocate dal dilagare del Covid-19.

Nessuna giustificazione

Di fronte alle immagini delle evasioni di massa e degli istituti penitenziari messi a ferro e fuoco in tutta Italia, don Buonaiuto ha chiarito la questione, evidenziando che “sono da condannare senza se e senza ma queste cieche esplosioni di violenza che stanno causando gravissimi danni in un momento di difficoltà per l’intera comunità nazionale”, quindi, “non può essere addotta alcuna possibile giustificazione per le rivolte carcerarie in atto”. A ciò, secondo don Buonaiuto, va però aggiunto il pragmatismo necessario a uscire da questa situazione emergenziale. “La situazioni nei luoghi di detenzione è realmente critica, quindi nonostante il modo totalmente inaccettabile in cui si è espresso questo disagio, emerge il bisogno di riflettere sull’opportunità di far ricorso a misure alternative”. In linea con quanto richiesto dai cappellani carcerari italiani, don Buonaiuto esorta a prendere in considerazione, “laddove le autorità competenti ne individuino la possibilità”, l’ipotesi di “provvedimenti di clemenza per chi ha fatto un certo percorso, con l’obiettivo di stemperare l’insostenibile clima di tensione negli istituti”.

Misure alternative

Secondo don Buonaiuto “è opportuno prendere in considerazione la proposta dei cappellani di valutare la concessione di misure alternative”, fermo restando che “esplodere in rivolte violente non è ovviamente un modo accettabile per far sentire la propria sofferenza”, tanto più che “sappiamo bene che dietro questa espansione a macchia d’olio della ribellione nelle carceri si staglia un sospetto, cioè l’ombra inquietante di una regia orchestrata dai boss della criminalità organizzata, all’interno di  uno scenario che lo Stato non può minimamente consentire”.

Parole d’ordine

Per quanto riguarda, poi, l’emergenza sanitaria in corso, don Buonaiuto ha richiamato “due termini fondamentali in questa situazione di allarme generale: responsabilità e solidarietà”. A queste due parole-chiave se ne unisce, secondo don Buonaiuto, una terza: la speranza. “Speriamo che questa situazione di estremo pericolo e di motivata preoccupazione passi al più presto- afferma il sacerdote di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII-. Attenzione, però, a non minimizzare i rischi dell’epidemia. Pensiamo alla minaccia che incombe soprattutto sui fragili, gli anziani, i poveri, i senza tetto, gli emarginati e i giovani che girovagano nelle strade e che hanno problemi di tossicodipendenza”. Don Buonaiuto rivolge un plauso agli “operatori sanitari che eroicamente si stanno donando per salvare vite umane” e alla “rete del volontariato che si vede meno, ma è attivissima e quanto mai preziosa in questa tragedia collettiva”. Quei  giovani che irresponsabilmente non rispettano le fondamentali misure precauzionali pur di non rinunciare ai momenti aggregativi di svago sono l’effetto, secondo don Buonaiuto, di “una emergenza educativa che precede quella sanitaria”. Infatti, “sono gli adulti che devono dare il buon esempio alle nuove generazioni”. E “in questa condizione di allerta occorre cogliere l’opportunità per unire maggiormente le famiglie e far crescere il dialogo fra le mura domestiche: in Cina nel dramma dell’epidemia sono tornati dopo decenni a vedere il cielo azzurro per la diminuzione dell’inquinamento dovuta al blocco delle attività produttive, la speranza è che anche nelle nostre famiglie e nei nostri cuori risplenda nuovamente un cielo azzurro”.

Sergio Galeazzi: