Cinema, teatri e altri luoghi di cultura chiusi. Il motivo, la nuova escalation di contagi da coronavirus che, in giornata, ha superato la quota di 21 mila contagi in 24 ore, mai così tanti dall’inizio della pandemia. Numeri che, a ogni modo, non possono essere attribuiti a quei posti dove gli spettacoli dal vivo sono ripresi, rispettando alla lettera le disposizioni anti-Covid. Questo quanto fatto sapere dall’Associazione generale italiana dello spettacolo (Agis), che riferisce i numeri sull’andamento dei contagi nell’ambito degli spettacoli in presenza, tra lirica, prosa, danza e concerti (in media 130 presenze per ciascun evento). Stando a quanto riportato dall’Agis, nel periodo compreso fra il 15 giugno e i primi di ottobre, solo un caso di contagio da Covid è stato registrato dalle Asl territoriali nelle sale.
La contrarietà dell’Agis
A formalizzare la protesta del sistema dello spettacolo italiano è il presidente di Agis, Carlo Fontana, che scrive direttamente al premier Conte. “Esprimiamo la nostra contrarietà, insieme a larghissima parte dell’opinione pubblica, rispetto alla ipotesi prevista nel Dpcm in merito alla sospensione delle attività dei teatri, dei cinema e dei luoghi di spettacolo”. Questo perché “i luoghi di spettacolo si sono rivelati tra i più sicuri spazi di aggregazione sociale”. E ribadisce ricordando i numeri. “Una percentuale pari allo zero e assolutamente irrilevante che testimonia quanto i luoghi che continuano ad ospitare lo spettacolo siano assolutamente sicuri”.
Richiesta di confronto
Il periodo estivo e la prima fase dell’autunno erano coincisi con una parziale ripresa del settore, duramente colpito nei mesi più difficili della pandemia. Ora, però, si rischia una nuova frenata. E questo anche a fronte di una situazione contagi estremamente contenuta. “Sono stati siglati accordi e protocolli a livello territoriale – spiega Fontana – e a livello nazionale con le organizzazioni di categoria per garantire la salute e la sicurezza. E tutte le imprese del comparto si sono adeguate assumendosi onerosi investimenti per elevare il livello di prevenzione sia per i lavoratori che per gli spettatori”. Per questo, secondo l’Agis, vi sarebbero “i presupposti affinché i teatri, le sale cinematografiche e da concerto siano escluse da provvedimenti restrittivi”. Constatazione fatta “alla luce di dati oggettivi che siamo pronti a dimostrare nelle sedi opportune”.
La dichiarazione di Anica
Alle rimostranze, si unisce anche Anica: “Abbiamo appreso della decisione, molto dolorosa, come ribadito dallo stesso ministro Franceschini, della chiusura delle sale cinematografiche. Comprendiamo, con senso di responsabilità, la necessità di garantire prima di tutto la salute e la sicurezza dei cittadini”. E farlo “attraverso la limitazione degli spostamenti delle persone. Ci sembra però decisivo – prosegue – sottolineare la centralità e l’importanza del cinema in sala”. Un’importanza che si traduce “come esperienza di arricchimento culturale e sociale”. La quale “appartiene ai bisogni necessari e irrinunciabili di una società che vuole vivere e non solo sopravvivere”.