“Bisogna restare a casa”, questa la summa del Dpcm emanato dall’esecutivo italiano ieri sera ed entrato in vigore stamane, per far fronte all’avanzare del Coronavirus. Il problema ora è duplice: i bambini non sono a scuola e i nonni non possono prendersene cura. InTerris ha chiesto, quindi, al dottor Claudio Puoti, infettivologo ed epatologo nonché responsabile del Centro di epatologia Istituto INI di Grottaferrata, quali indicazioni seguire per la cura dei più piccoli e come si può raccontare loro il Covid-19.
Dottor Puoti, cosa rischiano i più piccoli con il Covid-19?
“Nelle ultime ore i casi di giovani positivi aumentano ma percentualmente parliamo di un numero residuale. Mentre i bambini sembrano essere quasi immuni: fino ad adesso c’è un solo caso, forse perchè hanno attività respiratoria diversa dall’adulto e dall’anziano”.
Quali consigli si sente di dare a tutti quei genitori che non sanno come gestire i propri figli?
“Il punto fondamentale è spiegare ai bambini cosa sta succedendo e tranquillizzarli, noi adulti spesso pensiamo solo a noi stessi e ancor di più in questo clima da fantascienza, ma i bambini questa paura possono portarsela dietro per anni. Inoltre, i bambini possono uscire ma solo nei parchi all’aria aperta; se c’è necessità di andare al supermercato non bisogna portarli con noi. E soprattutto, bisogna evitare tassativamente di farli incontrare con i nonni almeno per due o tre settimane: i bimbi sono i principali diffusori di virus. Anche per questo per svagarli non bisogna portarli alle festicciole.”
Come possiamo spiegare ad un bimbo cosa è un coronavirus?
“Ritengo che sia molto utile utilizzare le favole. Io ne ho scritte due per spiegare il COVID-19 ai più piccoli. La prima racconta come funziona un virus: ‘Il mio nome è COVID19, così mi hanno chiamato i dottori. Io sono un virus, cioè un piccolo animaletto che voi non potete vedere a occhio nudo ma che è ovunque. E siccome assomiglio a una corona mi hanno anche chiamato Coronavirus. Come tutti i virus io esisto da sempre, e ogni anno d’inverno i miei fratelli Coronavirus vi infettano e vi fanno venire febbre, tosse, mal di testa e tanti altri disturbi. Anche i nostri cugini dell’influenza danno gli stessi fastidi, però non siamo proprio parenti strettissimi. Noi tutti ci aggiriamo soprattutto d’inverno, perché voi avete nel naso, nella gola, in quel tubo che porta l’aria ai polmoni e che si chiama trachea delle difese che si chiamano anticorpi, e che sono i nostri nemici perché ci possono distruggere. E siccome d’inverno i nostri nemici sono distratti e si indeboliscono, ecco che arriviamo noi. Ma con l’arrivo della bella stagione piano piano noi scompariamo, salvo a ritornare l’anno successivo. E ora vi spiego perché in questi giorni gli adulti hanno un po’ paura di me. Come vi ho detto, i miei fratelli Coronavirus esistono da sempre, ma io personalmente sinora ho vissuto in altri animali, per esempio in quei topolini con le ali che i vostri genitori chiamano pipistrelli. Dovete sapere innanzitutto che noi virus possiamo vivere pochissimo nell’aria, perché abbiamo bisogno di entrare prima possibile in una casetta, e queste casette sono le cellule degli animali, degli uomini e delle piante. Ognuno di noi può vivere in un solo tipo di animale. Ogni cellula ha una serratura, proprio come la serratura di casa vostra, e ogni virus ha la chiave solo per quella serratura. Quindi se il virus della polmonite dell’ippopotamo cerca di entrare nel fegato del coccodrillo non ci riesce, perché non ha la chiave giusta. Ma cosa è successo a me? E’ successo che io sono un po’ cambiato mentre ero nel pipistrello o forse in un altro animale, e quindi ho trovato quasi per caso la chiave adatta per aprire la serratura ed entrare nella mia nuova casetta, cioè nelle cellule dei polmoni degli uomini. All’inizio forse la chiave non era proprio in grado di aprire subito la serratura, ma piano piano l’ho limata e ora entro con facilità nelle mie nuove casette. Siccome però è la prima volta che io entro in queste cellule degli uomini, i miei nemici anticorpi non hanno fatto in tempo a riconoscermi, perché non mi avevano mai visto prima, e quindi sono riuscito a passare da una persona all’altra con grande facilità. A volte faccio ammalare le persone, mentre altre volte gli umani neppure si accorgono di me e io li uso come il vostro scuolabus per passare da uno all’altro. Ecco perché voi vedete in questi giorni che in diverse zone d’Italia tante scuole sono chiuse, le gite scolastiche non si fanno più, le persone si muovono poco e alcuni addirittura non possono uscire di casa per un paio di settimane. Se noi COVID non riusciremo più a trovare altre casette dove entrare, pian piano saremo costretti a scomparire, perché al di fuori delle casette noi non possiamo vivere'”.