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Dopo il Sinodo sull'Amazzonia, la sintesi di Francesco

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Mercoledì verrà pubblicata l’Esortazione Apostolica post-sinodale di Papa Francesco “Querida Amazonia”, frutto dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale (6-27 ottobre 2019), rende noto la sala stampa della Santa Sede. Con l'esortazione, il Papa sarà chiamato a esprimersi sulla posiibilità di istituire, in zone remote del mondo, la figura dei viri probati: uomini di comprovata fede, anche sposati, con funzioni sacerdotali. Un tema divisivo per la Chiesa cattolica e su cui, riferisce LaPresse, è nata una polemica con il cardinale conservatore Robert Sarah, che ha coinvolto Benedetto XVI e portato all'allontanamento non ufficiale del prefetto della Casa Pontificia (e segretario particolare di Ratzinger) Georg Gaenswein.

Il punto di partenza

L'esortazione apostolica svilupperà i temi discussi nell'assise episcopale. La conversione è il filo conduttore del Documento finale del Sinodo panamazzonico, testo che è stato approvato in tutti i suoi punti dai padri sinodali. Una conversione che, sottolinea Vatican news, si declina in diverse accezioni: integrale, pastorale, culturale, ecologica e sinodale. Il testo è il risultato dello “scambio aperto, libero e rispettoso” che si è svolto nelle tre settimane di lavori del Sinodo, per raccontare le sfide e le potenzialità dell’Amazzonia, “cuore biologico” del mondo esteso su nove Paesi ed abitato da oltre 33 milioni di persone, di cui circa 2,5 milioni di indigeni. Eppure, questa regione, seconda area più vulnerabile al mondo a causa dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo, è “in una corsa sfrenata verso la morte” e ciò esige urgentemente, ribadisce il documento, una nuova direzione che consenta di salvarla, pena un impatto catastrofico su tutto il pianeta.

Piav e Piaci

“La difesa della terra non ha altro scopo che la difesa della vita” e si basa sul principio evangelico della difesa della dignità umana. Bisogna, quindi, rispettare i diritti all’autodeterminazione, alla delimitazione dei territori e alla consultazione preventiva, libera e informata dei popoli indigeni. Un punto specifico viene, poi, dedicato alle Popolazioni indigene in isolamento volontario (Piav) o in Isolamento e contatto iniziale (Piaci) che oggi, in Amazzonia, ammontano a circa 130 unità e spesso sono vittime di pulizia etnica: la Chiesa deve intraprendere due tipi di azione, una pastorale ed un’altra “di pressione”, affinché gli Stati tutelino i diritti e l’inviolabilità dei territori di tali popolazioni.

Nell’ottica dell’inculturazione, ovvero dell’incarnazione del Vangelo nelle culture indigene, spazio viene dato alla teologia india e alla pietà popolare, le cui espressioni vanno apprezzate, accompagnate, promosse e talvolta “purificate”, poiché sono momenti privilegiati di evangelizzazione che devono condurre all’incontro con Cristo. L’annuncio del Vangelo, infatti, non è un processo di distruzione, ma di crescita e di consolidamento di quei semina Verbi presenti nelle culture. Di qui, il rifiuto netto di “un’evangelizzazione in stile colonialista” e del “proselitismo”, in favore di un annuncio inculturato che promuova una Chiesa dal volto amazzonico, in pieno rispetto e parità con la storia, la cultura e lo stile di vita delle popolazioni locali. A tal proposito, il documento sinodale propone che i centri di ricerca della Chiesa studino e raccolgano le tradizioni, le lingue, le credenze e le aspirazioni dei popoli indigeni, favorendone l’opera educativa a partire dalla loro stessa identità e cultura.

 

Giacomo Galeazzi: