“Donne-giraffa” del Myanmar e cristianesimo che fiorisce

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Tra storia e leggenda Fides narra le fatiche dei primi missionari in terra birmana. Una di queste è diventata persino una pièce teatrale che racconta di un missionario rinchiuso in una porcilaia da chi per la prima volta vede un uomo bianco, con la barba e le scarpe ai piedi. Quando l’uomo mangia, per fame, il cibo degli animali e si toglie le scarpe, finalmente gli indigeni scoprono che è un essere umano come loro, e cadono i timori. La storia, paradigmatica dell’avventura missionaria dei pionieri in Myanmar, serve a ricordare le difficoltà, le sofferenze, in alcuni casi il martirio. E offre, nella storia mimata in teatro, un segno di speranza e un sentimento di gratitudine a quanti hanno portato a Loikaw, con coraggio ed entusiasmo missionario, il seme del Vangelo.

I cinque villaggi in Myanmar

“La parrocchia di Tananukwe comprende cinque villaggi e una popolazione di 560 famiglie. La maggioranza della gente di questa zona è cristiana, con una forte presenza cattolica”, afferma all’agenzia missionaria vaticana padre Pius Kyan, mostrando la piccola chiesa di Santa Teresa dove svolge servizio apostolico da quattro anni. Amministra una realtà cattolica fiorente e numerosa nella regione a pochi chilometri da Loikaw, capitale dello Stato birmano di Kayah, dove due terzi della popolazione è cristiana e dove i cattolici sono una presenza importante. Basta guardare il paesaggio, punteggiato di chiese e cappelle, molto più diffuse delle pagode e delle mosche. “I nostri rapporti con tutte le altre comunità religiose sono buoni e improntati al dialogo”, racconta i parroco.

Fonte: Polizia di Stato

Emergenza coronavirus

Il Covid-19, seppur lo Stato di Kayah non abbia registrato un solo caso di Coronavirus (meno di 350 in tutto il Paese, con sei decessi), è ancora un’emergenza e si tiene la guardia alta. “Celebriamo la messa con soli cinque fedeli alla volta, per rispettare le regole imposte dalle autorità, per evitare assembramenti. Qualche giorno fa sono stato a un funerale ma solo per dare una benedizione alla salma e dare un conforto spirituale alla famiglie. Ogni mese visito i villaggi ma poi mi muovo solo in casi di emergenza come per l’estrema unzione”., spiega padre Pius.

Donne-giraffa

In un paesaggio segnato da campi di riso, sesamo, mais, verdure, l’area della parrocchia è nota per i villaggi dove abitano le cosiddette “donne giraffa” che, fin da bambine, portano attorno al collo degli anelli che poggiano sulle spalle e abbassano la cassa toracica, allungando il collo. E’ una pratica della cultura indigena che i missionari hanno combattuto con forza e che ora nei villaggi cristiani è caduta in disuso. L’usanza sopravvive nelle aree più remote deve resta forte l’animismo. Qui si esprime con lunghi totem di legno e con tumuli funerari dove i famigliari depositano, accanto alle tombe, cibo e bevande per accompagnare il viaggio del defunto.

Paola Anderlucci: