Don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera della Comunità papa Giovanni XXIII e autore del libro d'inchiesta “Donne Crocifisse” (Rubbettino, con la prefazione di Papa Francesco) ha ricevuto oggi il prestigioso Premio Socrate per la scrittura e lo ha dedicato alle vittime della tratta.
In prima linea
La cerimonia di consegna si è svolta stamattina a Roma al Centro studi americani di via Michelangelo Caetani, alla presenza di molte personalità. Nel ricevere il riconoscimento dalle mani del fondatore del premio, Cesare Lanza, direttore di quotidiani e scrittore. don Buonaiuto si è presentato come “un umile prete di campagna”, poi ha ripercorsi i suoi studi di antropologia e teologia finalizzati ad imparare ad “ascoltare il cuore dell'uomo“. Dal filosofo greco al quale il premio è intitolato, don Buonaiuto spiega di avere imparato “quell'umilità che è il segreto per continuare sempre a cercare, a studiare, a stupirsi“. Il sacerdote che prosegue l'opera in prima linea contro la prostituzione avviata da don Oreste Benzi ha dedicato alle “donne violate” il riconoscimento. Un gesto altamente significativo, motivato con l'intenzione di “dare voce a chi non ha voce“.
Ingiustizia inammissibile
“Delle donne violate, sfregiate, mutilate si ricordano soltanto i trafficanti di carne umana che le sfruttano e deturpano“, afferma Don Buonaiuto che oggi ha richiamato l'attenzione dei partecipanti alla premiazione sui “cosiddetti clienti”, cioè sui “malfattori correi degli schiavisti”. Il sacerdote anti-tratta ha ricordato che “è minorenne il 37% delle vittime della tratta messe in vendita con la forza sulle strade italiane“. Si tratta, prosegue don Buoniauto, di “un'ingiustizia inammissibile”. E, per quanto riguarda la violenza sulle donne (di cui parlano quotidianamente i mass media), “si fa troppo poco per fermarla”.
7 mila ex schiave liberate
“Ho davanti agli occhi moltissime donne strappate alla schiavitù del marciapiede-spiega donBuonaiuto-. Con la Comunità Papa Giovanni XXIII ne abbiamo liberate dalla tratta oltre 7 mila. Sono persone fragili, con problemi psichici e fisici. A fingere di non vedere questa tragedia sociale sono tutti coloro che permettono un mercato abietto dicendo pure di avere bisogno e diritto di sfogare i propri istinti sessuali con donne sempre disponibili”. Il mercato del sesso, prosegue don Buonaiuto, è il “terzo business illegale al mondo per volume di affari“. Dietro questi numeri ci sono “donne con i volti sfigurati, le orecchie tagliate, le bruciature sul corpo”.
Inferriate alle finestre
“Nelle case dove accogliamo le ragazze liberate dalla strada abbiamo le inferriate alle finestre per impedire che mettano fine alle loro sofferenze- racconta don Buonaiuto-. Bisogna aver visto la disperazione nei loro villaggi albanesi, bulgari, moldavi o nigeriani per capire dove si alimenta la piaga sociale della tratta. Troppi in Occidente sanno e fingono di non sapere. Nessuna donna nasce prostituta, c'è sempre qualcuno che la costringe a diventarlo. Lo Stato non può mettersi dalla parte degli aguzzini“. Il sacerdote anti-tratta ha, poi, raccontato delle 25 donne mutilate e sfregiate incontrate da papa Francesco durante il Giubileo della misericordia in una delle case della comunità”.
Richiesta di perdono
Prosegue don Buonaiuto:”Il Pontefice ha pianto con loro e ha chiesto perdono a nome di tutti quei sedicenti cristiani che sfruttano le più indifese delle creature”. Francesco, sottolinea don Buonaiuto, è “il leader mondiale che più di tutti si impegna per gli ultimi“. Il “sogno” del sacerdote di frontiera, messo nero su bianco nel suo reportage dall'inferno della prostituzione (già premiato a settembre al Festival del Giornalismo d'inchiesta delle Marche), è che a chidere perdono a quelle che don Benzi chiamava “le nostre sorelline” siano, sulle orme del Papa, anche “i governanti dei paesi di origine, transito e destinazione della tratta“. Finora lo ha fatto il sottegretario all'Interno, Carlo Sibilia. “Con la testardaggine appresa da don Benzi continuerò a sollecitare una presa di coscienza che è indispensabile per arrivare a una cultura del rispetto verso la dignità e la sacralità dell'essere umano”. Attenzione, infine, alla tecnologia che rischia di disumanizzare l'esistenza: “Dietro lo schermo di uno smartphone o di un computer ci sono spesso gli ultimi e gli oppressi. Dietro il mondo virtuale c'è sempre il mondo reale“.