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Doglioni (INGV): “Impossibile escludere nuove scosse forti nelle Marche”

L'intervista di InTerrsi.it al professor Carlo Doglioni, Presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), sulle odierne scosse nelle Marche e in Turchia

“Le scosse nelle Marche che stanno continuando anche in queste ore fanno parte dello stesso sciame sismico del 9 novembre. Potrebbero esserci altri terremoti molto forti, non è possibile escluderlo: abbiamo solo delle previsioni su base statistica”. Lo spiega a InTerris.it il professor Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Oggi in Turchia c’è stata una forte scossa di terremoto…

“Sì. Ma la scossa odierna in Turchia, di magnitudo 6.1, non è una sorpresa. Perché notoriamente la parte nord della Turchia è soggetta a grandi terremoti. Fa parte della faglia Nord Anatolica: la Turchia si muove più velocemente verso Ovest rispetto all’Eurasia. Inoltre, il terremoto odierno con epicentro vicino Duzce non è particolarmente forte rispetto alla zona in questione, altamente sismica. In passato ci sono stati terremoti ben più forti. Ricordo ad esempio nella stessa zona quello avvenuto nel 1999 a Izmit di magnitudo 7.6 (7.2-7.6) che fece 17mila vittime e danni enormi. Fu un sisma che produsse 50 volte più energia di quello odierno, che non rappresenta dunque una novità per questa area”.

Come vengono definiti i terremoti in base alla magnitudo?

“Il terremoto odierno in Turchia è definito “forte” perché ha magnitudo compresa tra 6 e 7; poi c’è “maggiore” (magnitudo tra 7 e 8) e infine “grande” (quelli con magnitudo maggiore a 8). Di terremoti forti ne avvengono in media 150 all’anno nel mondo. In Italia in un secolo al massimo una decina. Terremoti “forti” furono quelli di Amatrice, Norcia, L’Aquila. O quello dell’Irpinia, di cui oggi cade il 44esimo anniversario, che causò oltre 2900 morti. I danni che fecero questi eventi furono notevoli, così come il numero delle vittime, a causa del patrimonio edilizio italiano vetusto o non a norma. Molto però si è fatto in prevenzione dal quel 23 novembre 1980″.

La faglia anatolica

Qual è il ruolo di Ingv?

“Ingv è un’istituzione nazionale deputata al monitoraggio e alla sorveglianza sismica e vulcanica. E’ una struttura operativa del sistema nazionale di Protezione Civile. In questo ambito noi produciamo delle mappe che cercano di quantificare il grado di oscillazione in caso di terremoto che sono la base sulla quale il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici emana le norme tecniche di costruzione. Queste norme sono estremamente importanti perché permettono di fare prevenzione, la principale arma contro i terremoti. Non è infatti possibile prevedere quando avverrà un terremoto, ma conosciamo le zone a maggior rischio. Questo vale per la costruzione dei nuovi edifici. Altro discorso sono tutte le costruzioni preesistenti alle norme tecniche. In questo caso, la sicurezza è molto più difficile. Una cosa infatti è costruire ex novo una casa antisismica, un’altra è intervenire su un patrimonio edilizio, spesso storico e artistico, che però non ha nessun requisito antisismico. Per questo in Italia i terremoti fanno ancora molti danni”.

Anche il terremoto delle Marche avrebbe potuto produrre gravi danni?

“Sì. Il terremoto avvenuto al largo di Senigallia (nelle Marche) il 9 novembre, di magnitudo 5.7, se fosse avvenuto a terra e non a 30 chilometri dalla costa avrebbe fatto dei danni ingentissimi perché il nostro patrimonio edilizio non è adeguato a sostenere oscillazioni di questo tipo”.

Le scosse nelle Marche stanno continuando anche oggi. Fanno parte dello stesso sciame sismico?

“Certamente sì. Dopo una prima forte scossa, denominata mainshock, ci sono gli aftershock che seguono la scossa principale. In genere, c’è un decadimento col passare del tempo in numero e magnitudo. Un evento come quello avvenuto stanotte – un terremoto di magnitudo 3.6 registrato dall’INGV alle 2:59 con ipocentro a circa 10 chilometri di profondità ed epicentro a 22 km a nordest di Fano – è dunque nella norma, non c’è niente di strano”.

A Senigallia potrebbero esserci altre scosse molto forti?

“Purtroppo sì. Nel 95% dei casi le attività sismiche finiscono dopo lo sciame che va diradandosi in numero e intensità col passare del tempo. C’è però una percentuale di casi in cui la sequenza si sposta lateralmente con nuove scosse forti. Al giorno d’oggi non è possibile prevederlo. Abbiamo solo delle previsioni su base statistica. Finché il sisma rimane in mare l’energia viene scaricata lì, a distanza dalla costa, dunque non dovrebbe creare grandi problemi. Per questo il sisma del 9 novembre non ha fatto danni sostanziali. Ma escludere a priori un altro evento grave non è possibile”.

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