L’ultimo studio del WWF (World Wildlife Fund for Nature) sulla fauna nel mondo è a dir poco sconfortante. Siamo di fronte allo sterminio di un ecosistema. Sono spariti più di due terzi degli animali selvatici sul globo terrestre in soli 50 anni. Il “Pianeta Vivente” cioè il parametro che misura il numero degli animali che contava 3083 specie di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci si è ridotto della metà. E la tendenza è negativa. Lo studio che ha compiuto dieci anni, produce dati sempre più negativi e preoccupanti.
Il fattore umano
L’agricoltura, la caccia, la pesca e i cambiamenti climatici sono i principali responsabili di questo lento ma inesorabile sterminio di animali selvatici. Il WWF evidenzia come la minaccia alla sopravvivenza dell’eco-sistema sia sempre il fattore umano. Oggi per soddisfare il fabbisogno del genere umano servirebbero le riserve naturali di una Terra e mezza. Se poi si considerano solo le abitudini logistiche e alimentari dei popoli Europei, di pianeti ne servirebbero due e mezzo. La perdita dell’habitat è fatale alla sopravvivenza della biodiversità. L’uomo sta distruggendo il Pianeta con le proprie esigenze di vita: vengono tagliati alberi a una velocità per cui non fanno in tempo a ricrescere, l’acqua dolce che viene pompata è in quantità superiore a quella che scorre nelle acque sotterranee, infine rilasciamo troppa CO2 nell’aria.
Un ecocidio
L’agricoltura rischia di favorire la creazione di altri virus come il Covid-19 per la promiscuità tra esseri umani, che agevola la trasmissione da specie a specie. “Stiamo assistendo alla distruzione della natura da parte dell’umanità. In effetti è un ecocidio”, avverte il WWF International. Il report di The Living Planet del 2020 sottolinea come la distruzione della natura da parte dell’uomo sta producendo un catastrofico impatto non solo sulla popolazione animale ma anche sulla salute degli esseri umani e su tutti gli aspetti della loro vita.