E’ iniziata alle 9:00 la prima udienza del processo per il crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. Sono 59 le persone imputate, tra ex vertici e tecnici di Autostrade e Spea (la società che si occupava di manutenzioni e ispezioni), attuali ed ex dirigenti del ministero delle Infrastrutture e funzionari del Provveditorato.
Ponte Genova: rinvio al 12 settembre
È stato rinviato al 12 settembre il processo per il crollo del ponte Morandi. La prima udienza, stamani, è finita alle11:00 “con anticipo clamoroso” come ha sottolineato il presidente del collegio Paolo Lepri. Oggi sono state presentate le richieste di costituzione di parti civili su cui i giudici decideranno a settembre. Il tribunale ha calendarizzato udienze fino al 19 luglio 2023. Le altre questioni che verranno affrontate dopo la pausa estiva riguarderanno la eventuale esclusione dei responsabili civili, cioè coloro che pagheranno in caso di condanna.
Il tribunale autorizza trasferimento reperti
Il tribunale di Genova nella prima udienza per il crollo di ponte Morandi ha autorizzato il trasferimento, richiesto dal pubblico ministero Massimo Terrile, di buona parte dei reperti del ponte Morandi che sono conservati tuttora in una zona sotto il ponte dove dovrà sorgere il memoriale per le vittime e un polo tecnologico.
I reperti saranno trasferiti “senza essere modificati in un capannone a Trasta” ha spiegato il pm e “le spese non saranno a carico di questo procedimento perché Autostrade per l’Italia ha fatto sapere che si farà carico del trasferimento stesso, della locazione del capannone e del guardianaggio”. Il trasferimento comincerà a settembre e durerà alcuni mesi. Il presidente del tribunale Paolo Lepri ha autorizzato le parti con i propri consulenti a partecipare alle operazioni.
Le accuse per il crollo
Le accuse per i 59 imputati, a vario titolo, sono: omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Aspi e Spea sono uscite dal processo patteggiando circa 30 milioni.
Per l’accusa, buona parte degli imputati immaginava che il ponte sarebbe potuto crollare ma non fecero nulla.
Ponte Genova: Comitato, molte aspettative da processo
“Inizia il processo, dopo quasi 4 anni di attesa noi abbiamo tante aspettative. Abbiamo l’aspettativa che porti giustizia questo processo, che faccia chiarezza sulle cause e sulle responsabilità che hanno portato all’uccisione dei nostri famigliari, perché altrimenti le morti dei nostri cari saranno state inutili e loro non potranno riposare in pace”. Queste le parole di Egle Possetti, presidente del Comitato vittime del crollo di ponte Morandi, nel giorno della prima udienza del processo ai 59 imputati per il crollo del 14 agosto 2018.
“È la punta di un iceberg perché i problemi non ce li aveva solo il ponte Morandi, ma tutte le infrastrutture del Paese, che devono essere controllate in modo adeguato – prosegue Possetti -. Noi pensiamo che con tutto quello che è emerso in questi 4 anni con l’indagine approfondita della Guardia di Finanza e degli organi inquirenti, con le analisi accurate della Procura, a mano a mano che emergevano elementi importanti in qualche modo mutava la strategia della difesa”.
“La perizia di periti indipendenti, commissionata dal giudice, individua le cause del crollo nella scarsità se non assenza di manutenzione. Già dal 2013 era nota la pericolosità di queste infrastruttura e non si è fatto nulla. Il processo avrà una durata purtroppo lunga considerando i tanti testimoni da ascoltare. E noi speriamo che proprio i testimoni chiamati a deporre possano far emergere la verità – conclude la presidente del Comitato -, ancor più di quella che emerge dalle carte. Da questo processo può nascere un’Italia diversa”.
Ponte Genova, avvocato: “Crollato per un vizio costruttivo”
“Credo che tutti desiderino potere avere un accertamento della verità, quindi una giustizia con verità nel rispetto effettivo delle regole del processo e perciò anche del contraddittorio delle parti nel rispetto di quelli che sono effettivamente i fatti e non una forma di vendetta”. Lo ha detto Giovanni Accinni, l’avvocato che insieme a Guido Carlo Alleva difende l’ex ad di Aspi Giovanni Castellucci, prima dell’inizio del processo per il crollo del ponte Morandi.
“Speriamo di chiarire in contraddittorio – ha continuato l’avvocato prima di entrare a Palazzo di Giustizia – e speriamo questa volta in modo oggettivo. Se saranno, come noi siamo certi, rispettate le regole per le quali la colpevolezza deve essere accertata legalmente e fuori dalla favola, e quindi nel rispetto dei fatti, emergerà che il ponte è crollato per un vizio costruttivo. Questa è la ragione per la quale 43 persone sono morte in un modo spaventoso e assurdo. L’ingegnere Castellucci non ha nessuna responsabilità penale rispetto a quanto gli è stato contestato. Il rispetto per chi è morto in un modo tanto assurdo è di una compartecipazione totale. Faccio presente che anche l’innocente se venisse condannato diventerebbe a sua volta una vittima”.