La crisi socioeconomica innescata dalla pandemia ha avuto effetti penalizzanti sull’occupazione femminile. A confermarlo è il Consiglio Nazionale di Economia e Lavoro (CNEL) che nel XXII Rapporto del mercato del lavoro conferma il peggioramento della condizione della donna lavoratrice nel periodo Covid già fortemente penalizzata dalla difficoltà di conciliare i tempi di vita e lavoro. La quota di occupazione femminile è nettamente al di sotto delle medie europee: in Italia meno del 50% delle donne tra i 15 e i 64 anni è occupata, in Europa circa il 67%.
Nel 2020 inoltre, come dichiara il monitoraggio dell’Istituto Nazionale del Lavoro (INL), è aumentato sia il numero delle donne inoccupate sia il numero degli abbandoni dei posti di lavoro, il 56% circa. Tra il secondo trimestre 2019 e lo stesso periodo del 2020, secondo la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, si stimano 470 mila occupate in meno.
Durante i mesi di lockdown, infatti, le donne hanno affrontato un enorme sovraccarico di attività: con le scuole chiuse il lavoro domestico si è sommato al lavoro retribuito riducendo anche i benefici più immediati dello smart working.
La pandemia ha colpito la popolazione femminile escludendola da un mercato del lavoro già critico in cui, anche prima del Covid, mantenere paritaria una posizione rispetto alla componente maschile risultava difficile.
Un quadro reso ulteriormente problematico dal fatto che la formazione indirizzata all’aggiornamento professionale ha incontrato maggiori difficoltà organizzative.
Formazienda, il fondo interprofessionale nazionale per la formazione continua che conta 110 mila imprese aderenti per oltre 775 mila addetti, promuove da sempre le azioni formative volte a sostenere la permanenza e il miglior posizionamento delle lavoratrici a maggior rischio di esclusione dal mercato del lavoro. Il Fondo, dal 2008 ad oggi, ha finanziato progetti rivolti alla crescita delle risorse umane per 140 milioni di euro con l’obiettivo di incidere positivamente per aumentare l’inclusione delle figure femminili nel mondo produttivo.
«Appare evidente come la parità di genere non possa essere perseguita solo con interventi normativi o con incentivi monetari – commenta il direttore Spada. «Occorre mettere in campo azioni sistemiche per dare maggiori opportunità di lavoro e di carriera. Accanto ad azioni formative che promuovono competenze più elevate è indispensabile incentivare forme di welfare aziendale propedeutiche al sostegno e ad una migliore gestione del binomio vita – lavoro».
«Formazienda nell’Avviso 5 da 10 milioni di euro – continua il direttore Spada – ha indicato tra le azioni prioritarie le iniziative formative per le lavoratrici con contratto di lavoro intermittente, di collaborazione coordinata e continuativa, a tempo determinato, over 40, in possesso del solo titolo di licenza elementare o di istruzione obbligatoria, extra UE e fruitrici di cassa integrazione. Lo scopo è costruire profili professionali che sappiano intercettare le esigenze delle imprese anche in vista di una eventuale ricollocazione. Formazienda ha stabilito specifiche premialità, in sede di valutazione, per i piani formativi che prevedono l’inserimento definitivo in azienda delle figure femminili».
Formazienda, per migliorare il contesto lavorativo delle donne, finanzia anche iniziative di formazione rivolte a promuovere un sistema di welfare aziendale.
«Il ruolo della donna nel mondo del lavoro – commenta il direttore Spada – ha un impatto forte e positivo sullo sviluppo e sulla crescita di un Paese. Servono quindi azioni a favore della partecipazione femminile alle dinamiche produttive ed economiche. La formazione gioca un ruolo strategico. Un’importanza che viene ribadita anche dalle raccomandazioni del Consiglio dell’UE all’Italia e dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) elaborato dai decisori pubblici per traghettare il Paese fuori dalla crisi. La costruzione di una ripresa duratura non può prescindere da una diffusa azione di riallineamento delle competenze. Formazienda concorrerà al raggiungimento dell’obiettivo con lo scopo di rendere più competitivo e inclusivo il sistema imprenditoriale italiano».