Non si muore di solo Covid ai tempi della pandemia. Lo stop alle cure ospedaliere, alle visite non urgenti e agli screening può aver causato in Italia, dall’inizio della fase emergenziale, un surplus di decessi rispetto ai numeri che ci si sarebbe aspettati in tempi pre-Covid.
Uno studio dell’Università di Pavia, pubblicato sulla rivista scientifica Public Health, è partito dai dati Istat sulle morti annuali e sulle medie degli ultimi cinque anni. Sta cambiando l’incidenza del Coronavirus sui decessi in più: nel 2020 sono stati oltre 4 su 10, nel 2021 sono meno di 2 su 10. Il resto (6 persone su 10 nel 2020 e 8 su 10 nel 2021), non sono imputabili al virus della pandemia.
Tutto parte da un dato certo: lo scorso anno ci sono state 750.000 morti. Un numero superiore di 108.000 rispetto alla media dei decessi tra il 2015 e il 2019. Questo è l’eccesso di mortalità, imputabile secondo il lavoro solo per il 43% alle infezioni da Coronavirus.
La fotografia per il 2021 è molto diversa: Anna Odone, ordinaria di igiene dell’ateneo che ha coordinato il lavoro, fa vedere tutto un altro scenario. “Da gennaio ad aprile abbiamo avuto 192.000 decessi, quasi 9.000 in più rispetto all’atteso”, dice. “In questo caso il contributo dei decessi Covid sulla mortalità è stato del 16%, con range regionali che vanno dal 19/20% del Nord al 14/16% del Mezzogiorno”, aggiunge. “Nell’aumento di mortalità troviamo sia i morti Covid sia quelli non Covid causati anche dalle cure mancate. I decessi dei casi Covid continueranno a calare per diversi motivi – prosegue Odone – Purtroppo le persone più ad alto rischio sono morte nel 2020. Quelle sopravvissute hanno invece avuto il vaccino, che protegge contro la malattia grave e la morte”