Primo caso di positività al Coronavirus a Bengasi nell’est della Libia. La zona è sotto il controllo del generale Haftar. Quella che si prefigura come una tragedia nella tragedia, porta il numero uno dell’Onu a lanciare un accorato appello alla tregua.
Il caso di Covid-19
Stando a quanto precisato dal Comitato supremo per contrastare l’epidemia di coronavirus, creato dal governo di Tobruk, si tratta di un uomo di 55 anni arrivato nel Paese 20 giorni fa dalla Turchia, passando dalla Tunisia. Altri 19 casi di contagio e un decesso sono stati registrati tra Tripoli e Misurata.
L’appello dell’Onu
Numeri ancora contenuti. Ma in un Paese che manca di strutture sanitarie adeguate e delle attrezzature necessarie per far fronte a un’eventuale diffusione del Covid-19. La causa è il protrarsi del conflitto tra le forze di Haftar e quelle del governo di accordo nazionale di Tripoli. Scontri che non hanno risparmiato i pochi ospedali ancora funzionanti. Come Al Khadra di Tripoli, colpito ieri e lunedì da razzi che hanno causato diversi feriti. Un attacco duramente condannato dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: “In un momento in cui le strutture sanitarie e il personale medico sono particolarmente importanti per scongiurare la diffusione della pandemia di Covid-19”, dopo che già il coordinatore degli aiuti umanitari Onu, Yacoub El Hillo, lo aveva bollato come “una chiara violazione del diritto umanitario internazionale”. In una nota, El Hillo ha ricordato che Al Khadra è uno dei principali ospedali della capitale libica, con 400 posti letti, individuato come uno dei possibili centri di cura dei malati di Covid-19.
La Libia come anche la Siria necessitano di un intervento sanitario di matrice internazionale. Una mano tesa almeno a scongiurare un’ecatombe di bambini. L’attenzione sui campi profughi, in particolare a Idlib dove stanziano un milione e mezzo di persone, è ai minimi storici. La gara di solidarietà per il Coronavirus si interrompe alla sponda meridionale del Mediterraneo.