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Covid-19, l’esperto: come sopravvivere alla convivenza forzata

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Come bisogna comportarsi durante questo periodo di convivenza forzata a causa del Coronavirus? C’è chi è preoccupato per l’equilibrio familiare: tra le coppie e tra genitori e figli. Lo smart working fa si che i partners si trovino a lavorare nello stesso ambiente mentre nella stanza accanto i figli devono trovare delle forme di svago. Una questione importate e delicata, Interris.it ne ha parlato con Maria Malucelli, Docente di Psicologia presso la Clinica Fondazione Fatebenefratelli nonché Specialista in Psicoterapia cognitiva individuale e di coppia e in Psicoterapia dell’età evolutiva.

Professoressa, in questi giorni del Covid-19, come cambia la relazione delle coppie in casa?

“Diciamo che possiamo distinguere due situazioni. La prima che si caratterizza per una paura reale quindi con la presa in considerazione di un pericolo che c’è e che vede la coppia utilizzare verso se stessa e verso i figli tutte le misure di prudenza che sono state stabilite, senza, però, rinunciare ad altre forme di affettività, che possono essere la condivisione di preparare un pasto insieme, la condivisione di occuparsi di certi luoghi e spazi della casa che magari solitamente si tende a trascurare, la condivisione di una lettura fatta insieme durante la cena come anche la scelta condivisa di un programma televisivo. Tutto questo lavora per mantenere un’armonia che si spera già fosse presente nelle famiglie.”

Quale è la seconda situazione, quella più complicata?

“La situazione della paura che, invece di essere un istinto che ci pone di fronte ad un pericolo reale,  assume le fattezze di panico e psicosi. Questi impediscono qualsiasi tipo di rapporto, costringendo i coniugi a dormire separati, a non occuparsi dei figli, a non adempiere a piccole funzioni come la semplice supervisione dei figli che vengono lasciati, così, di se stessi. Questa situazione è quella più pericolosa.”

Perché?

“Perché il panico e la psicosi creano una situazione di stress che lavora sul nostro sistema immunitario, questo risente prevalentemente di un pensiero negativo ricorrente e continuativo. Quindi, se la posizione genitoriale è, in qualche modo, pessimistica ed attua un iper-controllo ossessivo, hanno delle ricadute sulla salute e sull’armonia. Ricordiamoci che i genitori sono sempre modelli e se passano ai loro figli un esempio di iper-controllo, di eccessiva paura questi non vengono aiutati ad esplorare il mondo ed a viverlo.”

Il coronavirus, che obbliga ad una convivenza forzata in casa, può essere causa di maggiori divorzi?

“Più che di divorzi, il Covid-19 fa venire alla luce dei problemi che nella coppia ci sono e che potevano essere, non superati, ma dimenticati con la distrazione lavorativa, col fatto di stare spesso fuori di casa. Il coronavirus ha anche un lato positivo, che è quello di evidenziare un’armonia e un’effettività solida se queste già c’erano. Ma può rappresentare anche un fattore di pericolosità, nel senso che se l’armonia non si era costruita prima, il momento della costrizione dello stare insieme tira fuori quei lati del carattere negativi e tutti quei problemi che possono portare ad un allontanamento, anche se non immediato.”

Da cosa dipende?

“Dipende da come la coppia sta in armonia. Se l’armonia è affidata soltanto al fatto che non ci si incontra se non il sabato e la domenica, o la sera, perché intanto il lavoro, come lo sport e le distrazioni hanno la meglio sulla vita della coppia, allora questo è un momento tragico. Se invece, tutto questo va in parallelo con la scelta quotidiana del proprio partner, allora non vedo alcun tipo di pericolosità.”

Ci sono degli accorgimenti che i genitori possono prendere per far rispettare le direttive del governo ai propri figli adolescenti?

“Certamente. Il primo accorgimento è quello di ricordare una canzone di Gaber che dice che la regola è la soluzione del problema: se si fa un errore all’inizio dell’equazione ce lo si porta fino alla fine. In questo momento, è un errore non rispettare queste regole perché potresti rappresentare un conduttore del virus. Il secondo suggerimento è quello di fare degli esempi pratici ai propri figli: fornire ai ragazzi un’alternativa allo stare insieme in gruppo. E, ovviamente, i mezzi tecnologici ci aiutano. In questo momento, non mi sentirei di vietare l’uso anche continuativo dei mezzi tecnologici per gli adolescenti. I quali, seppur con metodi virtuali, possono comunicare.”

Gianpaolo Plini: