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Stragi nel Mediterraneo, De Marco: “Rafforzare i corridoi umanitari”

“Con l’arrivo dell’estate aumenta il numero dei naufragi di barconi di migranti che dall’Africa tentano di attraversare il Mediterraneo, rendendo evidenti tutte le carenze ancora esistenti sia in merito al coordinamento del soccorso in mare – dove non esistono regole chiare – sia sulla responsabilità oggettiva di queste tragedie”. Così a Interris.it la dottoressa Manuela De Marco, dell’équipe “politiche migratorie” di Caritas Italiana, in merito al naufragio di un barcone proveniente dalla Tunisia dinanzi le coste calabre – almeno una sessantina i  dispersi – e al ritrovamento dei corpi senza vita di una decina di persone migranti nella stiva di un’imbarcazione partita dalla Libia.

De Marco: “Le migrazioni non sono un fenomeno congiunturale”

“Come Caritas Italiana non ci stancheremo mai di ripetere che queste carenze ricadono su un numero sempre maggiore di persone, provenienti da diversi Continenti, non solo dall’Africa. La migrazione non è infatti un fenomeno congiunturale, ma strutturale. Alimentato sia dalle guerre e dai sistemi politici instabili, sia dalle conseguenze dei cambiamenti climatici che si sommano all’endemica povertà e alle oggettive difficoltà delle condizioni di vita esistenti in tante Nazioni nel mondo”.

Le due direzioni di intervento

“Conseguentemente, urge intervenire in più direzioni”, spiega De Marco. “La prima: il ripristino del meccanismo di salvataggio delle imbarcazioni in difficoltà. La seconda: l’ampliamento dei percorsi legali e sicuri per le persone migranti. Oggi, chi fugge da situazioni complesse – come ad esempio dall’Afghanistan – vive nei Paesi di transito condizioni molto difficili, anche di sfruttamento. Da qui la necessità di aumentare i percorsi legali già esistenti. La CEI, attraverso la Caritas Italiana, promuove da diverso tempo i corridoi umanitari. Giovedì 20 giugno, ad esempio, arriveranno in Italia 191 profughi afghani (rifugiati in Pakistan dall’agosto 2021) che saranno poi trasferiti in diverse regioni e avviati verso l’integrazione, a partire dall’apprendimento della lingua e dall’inserimento lavorativo”.

I corridoi umanitari per evitare le stragi nel Mediterraneo

“Dalla presa di potere dei Talebani – prosegue De Marco – riceviamo ancora molte richieste di aiuto da parte dei parenti che sono arrivati sani e salvi in Italia e ora vorrebbero ricongiungersi con i propri cari. Le vittime del naufragio dinanzi alle coste calabresi provenivano proprio dall’Asia: da Afghanistan, Pakistan e Bangladesh. Dunque, coordinare gli interventi di aiuto umanitari attraverso vie sicure permette di evitare le tante stragi nel Mediterraneo. L’esperienza maturata da Caritas Italiana dimostra che questo è possibile. Inoltre, le persone e le famiglie fuggite per mettersi in salvo in cerca di un futuro migliore possono diventare una risorsa preziosa per l’Italia”.

Milena Castigli

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