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Coronavirus, Sbarra (Cisl): “Sfruttiamo questo momento per rilanciare il nostro Paese”

A Interris.it Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, spiega come può cambiare il lavoro e fare impresa ai tempi del Covid-19

L’attesa di misure più restrittive è nell’aria. L’epidemia di coronavirus, da ieri sera bollata come “emergenza nazionale”, sposta inevitabilmente una partita trasversale. Come un effetto domino, l’aspetto sanitario, con l’andamento epidemiologico del contagio, richiama a sé quello politico e, com’è prevedibile, anche economico. E così, la restrizione del contagio si trasforma in una limitazione occupazionale, la prima senza precedenti del nostro Paese. Come si traduce tutto questo per il lavoro e le imprese italiane? Interris.it lo ha chiesto a Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl.

Reputa adeguato il decreto che estende di fatto l’area rossa a tutto il territorio nazionale?
“Il Paese attraversa una fase grave, inedita, che mette le nostre comunità a dura prova e chiama ognuno alla responsabilità e alla coesione. Il contenimento del contagio è ad oggi l’unica via per evitare il collasso del nostro sistema sanitario, con conseguenze disastrose sui nostri territori. Il Decreto varato ieri dal Governo finalmente risponde con coerenza a questo obiettivo. Ora bisogna attenersi scrupolosamente alle nuove regole, restando a casa, evitando ogni spostamento non strettamente necessario, seguendo rigorosamente le indicazioni che arrivano dalla comunità medica e scientifica. Ma c’è anche un altro livello di responsabilità che andrà verificato subito: quello delle istituzioni, del governo e di tutto il mondo politico, chiamati ora a uno sforzo senza precedenti per il sostegno al lavoro, al reddito, alle famiglie e alle attività colpite”.

Sotto questo profilo è atteso il nuovo decreto-legge a sostegno del lavoro e delle imprese. Cosa dovrebbe contenere secondo la Cisl?
“Il nuovo decreto rappresenta un banco determinante e dovrà essere adeguato, per strumenti e risorse mobilitate, a un’emergenza che non ha pari nella storia del nostro Paese. Il contagio economico, così come quello sanitario, deve essere arginato immediatamente. Governo e l’intero sistema dei partiti devono dare prova di massima unità. Ci sono interi comparti già in drammatica fibrillazione, a partire da turismo e ristorazione, logistica e trasporti, manifattura e agroalimentare, edilizia, artigianato, servizi alle scuole. Non c’è filiera e non c’è territorio che non siano stati duramente colpiti. Davanti a questo scenario la somma indicata dall’Esecutivo di 7,5 miliardi rischia davvero di non essere sufficiente”.

A destra, il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, con il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan

Quali sono secondo voi gli assi prioritari di intervento?
“C’è prima di tutto una questione sanitaria a cui dare risposta con un grande piano di assunzioni negli ospedali, nei pronto soccorso, nelle strutture di cura. Dopo anni di tagli bisogna assumere massivamente, e bisogna farlo subito. Servono nuovi medici, infermieri e personale ausiliario . Occorre stabilizzare decine di migliaia di precari storici nella sanità , nella ricerca , assicurare il diritto alla contrattazione. Non è richiamando il personale in pensione o facendo rimanere il personale in corsia oltre i 70 anni che si rende merito ai sacrifici, alla professionalità e all’abnegazione di chi in questi giorni rischia la propria salute per tutelare la nostra. Sul fronte lavoristico bisogna consolidare gli strumenti di protezione universale, con una cassa in deroga estesa e potenziata su tutto il territorio nazionale, capace di coprire e includere tutte le tipologie contrattuali e le realtà produttive di ogni dimensione. Occorre anche prolungare almeno a 8 mesi la durata massima di tutte le indennità, ed estendere in ogni Regione le semplificazioni delle procedure per l’utilizzo degli strumenti ordinari. Fondamentale, poi, il sostegno alle famiglie, con il rafforzamento dei congedi parentali, tanto più necessario dopo il blocco delle attività scolastiche”

Sostenere il lavoro vuol dire anche evitare che le aziende chiudano, vero?
“Assolutamente sì. Per questo crediamo che vadano estesi anche quei ristori e quelle leve di supporto pensate e attivate nel decreto-legge del 28 febbraio per le realtà che operano nella zona rossa originaria. Le energie vanno concentrate su alcune priorità. Penso all’importanza di istituire canali di agevolazione al credito, di accelerare i pagamenti della Pubblica amministrazione, di sospendere e dilazionare i pagamenti dei mutui anche mediante un maggiore coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti. Va infine fortemente incentivato lo smart working contrattuale, che è oggi la più grande opportunità di innovazione per rilanciare e coniugare benessere dei lavoratori, produttività, sostenibilità sociale e ambientale. Le moderne tecnologie permettono di svolgere da casa mansioni e compiti che un tempo non si sarebbero mai potute fare fuori dal luogo di lavoro.  Ma è chiaro che su questo bisogna investire, stimolando l’aggiornamento tecnologico delle imprese e i percorsi formativi per i lavoratori”.

Un operaio al lavoro con la mascherina

In ogni crisi, si dice, si cela anche un’opportunità…
“Guardi, io penso che al netto della drammaticità del momento, la sfida che abbiamo è davvero quella di un rilancio e di un ammodernamento del Paese. A cominciare proprio dal rapporto che la persona ha con il proprio lavoro. Ecco perché è fondamentale, dopo le prime misure di sostegno locale e la svolta sul contenimento sanitario, avviare la “fase tre” della ripartenza nazionale. La sfida è storica: bisogna essere conseguenti, con interventi coraggiosi che intervengano su crescita, occupazione, inclusione, innovazione. Misure che mettano a frutto tutti gli investimenti che possiamo sbloccare, compresi i 130 miliardi di euro pronti per le infrastrutture. La sfida riguarda il nostro Paese, ma coinvolge anche l’Unione europea, con la quale è indispensabile negoziare una flessibilità che vada ben oltre lo 0,4 – 0,5%. L’emergenza può essere un’opportunità anche per spazzare via una volta per tutte una mentalità ciecamente rigorista e tecnocratica. Su questo piano la politica italiana ed europea si giocano un pezzo importante di credibilità”.

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