Coronavirus peggio di Sars. E' salito ulteriormente il bilancio delle vittime causate dal coronavirus di Wuhan – o virus cinese – che ad oggi ha causato in Cina 132 morti, a fronte di 5.974 contagi accertati; 103 i sopravvissuti dimessi dagli ospedali. Il bilancio dei contagi ha così superato quello della Sars nel 2002-2003, che si era fermato, secondo le statistiche ufficiali, a 5.327, ma con 349 morti. Il virus 2019-nCoV, al momento ancora in fase di studio, è per tipologia paragonato a quello della Sars, ma con un tasso di mortalità inferiore, secondo l'Oms. Intanto sembra che i dati della diffusione mostrino un possibile rallentamento dei contagi: martedì ne sono stati confermati 1.459 contro i 2.077 di lunedì. In Cina restano 9.239 i casi sospetti. Rallentano anche i contagi giornalieri: 600 in meno ieri rispetto a due giorni fa.
Il picco di contagi
Il picco dell'epidemia dovrebbe arrivare tra sette massimo 10 giorni. E' l'opinione del pneumologo cinese Zhong Nanshan, in prima linea nel 2003 nel contenimento dell'epidemia della Sars, in un'intervista rilasciata ieri in esclusiva a Xinhua e ripresa da Ansa. “E' molto difficile stimare in via definitiva quando un'epidemia raggiunge il proprio apice”, ha detto Zhong. “Ma penso che il contagio raggiungerà il suo picco entro una settimana o una decina di giorni e che quindi non ci saranno aumenti su larga scala delle infezioni”. Non è però della stessa opinione il team di esperti di Hong Kong che stima il picco dell'epidemia da coronavirus nelle 5 megacittà cinesi (Pechino, Shanghai, Guangzhou, Shenzhen e Chongqing) posticipato di qualche settimana, tra fine aprile e inizio maggio. Solo a Chongqing, che ha oltre 30 milioni di abitanti, potrebbero esserci 150mila nuovi casi al giorno per gli alti volumi di viaggi della popolazione verso Wuhan, avverte il team di Hong Kong, se non dovessero esserci altri interventi nel limitare la diffusione.
Le ripercussioni economiche: le chiusure di Toyota, e Apple e Starbucks
La Toyota Motor Corporation – multinazionale giapponese che produce autoveicoli – ha interrotto la produzione in Cina fino al 9 febbraio, per i timori che l'infezione da coronavirus si diffonda ancora più rapidamente. “Considerati vari fattori, tra cui le linee guida dei governi locali e regionali e la situazione della fornitura di componenti, a partire dal 29 gennaio, abbiamo deciso di interrompere le operazioni nei nostri stabilimenti in Cina fino al 9 febbraio” ha annunciato il portavoce della casa automobilistica, Maki Niimi. “Monitoreremo la situazione e prenderemo eventuali ulteriori decisioni sulle operazioni il 10 febbraio”. Stretta anche da Apple, che produce la gran parte dei suoi iPhone in Cina. Il Ceo Tim Cook ha annunciato che uno degli store della Casa di Cupertino è stato chiuso, mentre nei rimanenti è stato tagliato l'orario di apertura. E' pronto poi un piano di restrizione dei viaggi del proprio personale se la situazione dovesse peggiorare. Starbucks – la catena di caffè statunitense, la più grande del mondo, con 28.720 punti vendita in 78 Paesi – ha annunciato la chiusura temporanea di metà dei propri punti vendita in Cina, seguendo così l'esempio di un'altra grande catena di distribuzione statunitense, McDonald's che pochi giorni fa aveva annunciato una decisione simile. Alla fine del 2019 Starbucks contava in Cina 4.292 negozi, il 16% in più dell'anno precedente. La chiusura, ha precisato la società, avrà un impatto al ribasso degli utili sul trimestre e sull'intero anno fiscale. Uno tsunami economico che presumibilmente avrà ripercussioni anche nel resto del mondo.
Voli chiusi
Anche le compagnie aeree internazionali corrono ai ripari. La British Airways – la maggiore compagnia aerea del Regno Unito – ha deciso di sospendere tutti i voli da per la Cina. Mentre la United Airlines – la maggiore compagnia aerea statunitense – ha deciso di sospendere i voli solo da alcune città della Cina verso gli Stati Uniti, come misura preventiva contro la diffusione del coronavirus. Le città interessate sono Pechino, Shanghai e Hong Kong. Le altre due principali compagnie aeree americane, la Delta e l'American Airlines, al momento non hanno bloccato i voli, limitandosi ad offrire ai propri passeggeri la possibilità di cambiare il biglietto aereo gratuitamente. I voli privati dalla Cina in arrivo in Italia “atterreranno negli scali sanitari”, ha riferito il ministero della Salute, dopo l'incontro odierno della task-force coronavirus (2019-nCoV). In particolare è stato deciso di convogliare verso l'aeroporto sanitario di Roma Fiumicino gli eventuali voli privati in arrivo dalla Cina destinati allo scalo di Ciampino. Si sta procedendo per estendere la stessa misura agli altri aeroporti italiani e consentire l'atterraggio dei voli dalla Cina solo a Roma Fiumicino e Milano Malpensa.
Sport in fuga
Ormai è ufficiale: le due gare di Coppa del Mondo di sci maschile in programma a Yanqing, in Cina, il 15 e 16 febbraio (una discesa e un superG) sono annullate e spostate in altra sede a causa dell’allarme sanitario legato all’epidemia di coronavirus. Lo scrive GAzzetta.it, che sottoliena come già ieri fosse stata rinviata la sfida di hockey prato femminile tra Cina e Belgio in programma l’8 e 9 febbraio a Changzhou. Altri match di qualificazione olimpica di calcio e basket femminile sono state spostate dalla Cina in Australia e Serbia. I tornei di boxe per le regioni dell’Asia e dell’Oceania si terranno in Giordania a marzo. E sono a rischio anche i Mondiali indoor di atletica in calendario dal 13 al 15 marzo a Nanchino.
Primo caso negli Emirati
Gli Emirati Arabi Uniti hanno confermato il loro primo caso di coronavirus cinese, rilevato all'interno di una famiglia proveniente da Wuhan. Il ministero della Salute emiratino non esclude che possano essere infetti anche gli altri membri della famiglia. “La salute delle persone colpite è stabile”, ha aggiunto il dicastero senza specificare il numero di persone colpite dal 2019-nCoV.
Italiani in Cina
Da Wuhan sono iniziati i primi rimpatri: duecento giapponesi sono partiti alla volta di Tokyo con un volo charter approntato dalle autorità nipponiche in accordo con Pechino, e un altro charter disposto dal dipartimento di Stato americano ha riportato a casa un primo gruppo di cittadini statunitensi, che saranno accolti in una base aerea della riserva in California per essere sottoposti alla quarantena.Per quanto riguarda il rientro degli italiani, in mattinata alla Farnesina è in programma un vertice per la definizione delle linee guida per procedere al rimpatrio dei nostri connazionali. Per gli italiani che si trovano in Cina è da escludere un trasferimento via terra e dunque la Farnesina sta “valuntando insieme con altri soggetti tra cui l'istituto Spallanzani, il ministero della Sanità e il centro interforze l'idea di un trasferimento aereo”, che comunque “sarà complesso”.