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Coronavirus, New York: la testimonianza di una giovane italiana

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Come sta reagendo la potenza mondiale degli Stati Uniti al coronavirus, il “nemico invisibile” come lo ha definito, ieri, Donald Trump? Con molta confusione, cambio di approcci e una sequela di dichiarazioni divergenti. Se nei giorni scorsi il Presidente Usa si rifiutava addirittura di sottoporsi al tampone (poi risultato negativo) dopo essere stato in contatto con un collaboratore del Presidente brasiliano Bolsonaro (anche lui negativo al test) contagiato dal Coronavirus, ieri sera in un messaggio alla nazione ha dichiarato che l’espansione del virus “non è sotto controllo, l’emergenza durerà fino a luglio o agosto”. Mentre molte aziende hanno cominciato a lavorare di meno e, alcune, hanno iniziato a licenziare.  Interris.it ha raccolto le parole di una giovane ragazza italiana di ventuno anni che vive a New York.

Le parole di un testimone

Gaia vive nella Grande Mela già da qualche tempo e si è ambientata bene nell’immenso mondo del “Sogno americano”. New York è una città frenetica e piena di opportunità. Ma in questi giorni sta vivendo la crisi del coronavirus con estrema confusione. “Stiamo nella situazione di incertezza in cui si trovava l’Italia una decina di giorni fa -racconta Gaia- anche se si prova a prendere esempio da quanto già è stato fatto in Europa”. Anche gli Stati Uniti hanno orrore dello spettro di una crisi sanitaria senza precedenti, con strutture di ricovero pressoché disperse sul territorio e con un’assistenza sanitaria che storicamente è sempre stata in mano solo ed esclusivamente privata. Negli Usa ci sono larghe sacche di povertà e queste persone hanno paura di non essere adeguatamente assistite. Ma Gaia sull’argomento sottolinea come “l’amministrazione ha deciso di creare dei centri dove accogliere le persone che presentano dei sintomi gravi in modo tale da non farli entrare in ospedale col rischio di nuovi contagi, questa misura è stata estesa a tutti gli stati mentre -continua la ragazza- domenica scorsa il vicepresidente Mike Pence ha dichiarato che ci saranno tamponi gratis per tutta la popolazione con o senza assicurazione sanitaria, dando la precedenza agli anziani e ai medici in prima linea”.

Il Clima

Il governo di Donald Trump ha deciso di chiudere le scuole già dallo scorso lunedì fino alla fine di marzo, mentre una vera e propria stretta alla circolazione delle persone è arrivata solo da San Francisco dove è stata imposta la quarantena. Ma come fa notare Gaia “quattro giorni fa era lo spreen break, qualche giorno di stop per le attività scolastiche e molti hanno deciso di andare a Miami. Lì nessuno ha rispettato le misure igieniche adottate dall’Italia per esempio, tutti erano completamente non curanti della grave situazione”. I supermercati come anche i negozi di armi sono stati presi d’assalto con relativa veemenza. Gaia ci racconta lo sconcerto di vedere una serie di scaffali nei negozi completamente vuoti “uova, surgelati, latte mentre le verdure erano tutte lì”. Gaia, la cui famiglia è legata al settore dell’alimentare, fa notare come “la crisi sarà molto seria per i ristoranti di New York che sono chiusi ma soprattutto per i produttori del New Jersey che dovranno gettare molto cibo. In queste ultime ore la gente è presa dal panico, non ci sono indicazioni perentorie sulle misure da adottare, c’è chi rimane a casa spontaneamente ma molti altri continuano ad uscire”.

I dati negli Usa

Il governatore dell’Ohio Mike DeWine vuole che le primarie del partito democratico vengano rimandate a giugno, a causa del coronavirus. Si è aperto un grande scontro con il partito democratico, che vorrebbe andare avanti, il tribunale che ha dato l’ok al voto, e DeWine, repubblicano, che ha deciso di tenere chiusi i seggi per ragioni sanitarie.  Las Vegas spegne le luci dei casinò sull’iconica Strip e in New Jersey scatta un vero e proprio coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino. Mentre i casi di contagio nel paese salgono sopra i 7 mila casi e sono oltre 70 i morti. In questi giorni è iniziata una vera e propria corsa al vacchino per il coronavirus con primi test sugli esseri umani cominciati a Seattle. La compagnia farmaceutica del Massachusetts Moderna ha somministrato dosi sperimentali a volontari di 45 anni, nel Kaiser Permanente Washington Heath Research Institute. La rapidità di questo tentativo è straordinaria, rispetto ai tempi abituali del processo per lo sviluppo dei vaccini, ma non significa che la distribuzione del rimedio sia imminente.

Gianpaolo Plini: