Sono 132 i morti accertati ed almeno 6.000 i contagi del coronavirus cinese. Per le autorità sanitarie nazionali, la buona notizia c'è: i contagi sembrano rallentare, anche se il numero di quelli attestati ha superato la quantità di infetti della Sars, l'epidemia dello stesso ceppo virale, che ha mietuto oltre 800 vittime diciassette anni fa. Ieri, il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, ha definito il virus “un demone” contro cui lottare con mille sforzi. Intanto, sono circa 6mila gli operatori sanitari provenienti da tutta la Cina per contenere il focolaio del virus nella città-epicentro di Wuhan, da cui si sarebbe propagato al resto del mondo. Perché finora in Europa si contano sette contagi: 3 persone ammalate in Francia e 4 in Germania, venute a contatto con una donna e collega arrivata dalla Cina, senza apparenti sintomi.
E in Italia?
Dopo il caso tedesco, aumenta l'allerta anche in Italia. In questi giorni, la Regione Lombardia ha avviato una serie di provvedimenti precauzionali, come i controlli sanitari sui passeggeri cinesi all'aeroporto di Malpensa direttamente in aereo attraverso le misurazioni di temperatura. Se qualche passeggero dovesse presentare la febbre, la persona sospettata di contagio sarebbe trasportata in ospedale per ulteriori controlli. Il governo ha anche attivato la rete dei reparti di Malattie Infettive per individuare i laboratori di riferimento a livello regionale. Nel frattempo, la Farnesina si sta organizzando per rimpatriare gli italiani bloccati a Wuhan, che ritorneranno in Italia domani, stando a quanto riferisce il Ministero degli Affari esteri.
Coppa del mondo rimandata
La Cina sta procedendo con i controlli stringenti. Intanto, le prove di Coppa del mondo di sci, previste a febbraio, sono state annullate. Anche alcune compagnie hanno preso provvedimenti interni. La Toyota, per esempio, ha interrotto la produzione in Cina fino al 9 febbraio ed anche Starbucks ha annunciato la chiusura temporanea di gran parte dei punti vendita nell'Impero Celeste, seguendo le orme della catena di fast food McDonald's, che aveva già presso un provvedimento analogo.