Al di la delle sue “tante tragiche sofferenze umane” il conflitto in Ucraina “getta non poche preoccupazioni sull’avvenire, anche per la tenuta degli ordinamenti costituzionali europei”. L’allarme è del Presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato che stamane ha aperto la riunione straordinaria della Corte Costituzionale alla presenza del presidente della Repubblica e delle più alte cariche dello Stato, tra cui la Guardasigilli ed ex presidente della Consulta Marta Cartabia. Amato ha tenuto la relazione per la tradizionale conferenza stampa di bilancio sull’attività della Consulta nel 2021.
L’intervento del Presidente della Consulta, Giuliano Amato
Amato sottolinea preoccupazione per l’uscita della Russia dal Consiglio d’Europa, paventando le conseguenze che potrebbero venire “anche nella partecipazione della Corte costituzionale russa alle sedi rappresentative delle stesse Corti”.
“Le ripercussioni di questa guerra – prosegue Amato riportato da Repubblica – investono anche le sedi e le forme di collaborazione fra le Corti. Basti pensare all’uscita della Federazione russa dal Consiglio d’Europa, con tutte le conseguenze che potrebbero venirne anche nella partecipazione della Corte costituzionale russa alle sedi rappresentative delle stesse Corti”.
Amato prosegue nella sua preoccupata analisi: “Certo, abbiamo tutti il dovere di salvaguardare le nostre identità nazionali, così come prevede, del resto, lo stesso articolo 4 del Trattato Europeo. Ma l’articolo 4 viene dopo l’articolo 2, che enuncia i nostri principi e valori comuni: rispetto della dignità, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto, rispetto dei diritti umani e delle minoranze. Valori comuni a una ‘società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini'”. E Amato chiude così la sua relazione: “È sull’equilibrio fra tutela delle identità nazionali e rispetto dei valori comuni che si regge l’unità nelle diversità del nostro ordinamento e della stessa Unione”.