Il popolo di Dio non può partecipare alle Messe e a tutti gli altri riti che animano la confessione della religione cattolica, particolarmente dolorosa è la sospensione di quasi tutti i sacramenti, che si tramuta nel divieto di celebrare i funerali di quelle persone che perdono la vita in questo complicato periodo, segnato da limiti e privazioni a cui dobbiamo attenerci tutti per la tutela del bene comune e per nobili motivi di salute pubblica e difesa dei soggetti più fragili, quali anziani, disabili, anziani, malati e immunodepressi.
Le iniziative
Ma anche senza celebrazioni pubbliche la Chiesa continua ad esserci con una prossimità materiale e spirituale garantita dall’iniziativa ingegnosa dei vescovi, dei sacerdoti e dei tanti fedeli volontari. Grazie alla creatività di laici e religiosi continuano ad essere erogati gli aiuti economici e alimentari delle Caritas, le visite ai malati fatte dalle numerose realtà come l’Unitalsi, i momenti di ascolto e di preghiera svolti attraverso video-telefonate e collegamenti sui social network; finanche le Messe e gli Angelus celebrati sui tetti delle parrocchie e diffusi con megafoni ed altoparlanti nei quartieri della grandi città, così come nei piccoli borghi di provincia, dove il suono della campane continua a scandire le giornate.
Al tempo del Coronavirus si moltiplicano quindi le iniziative di devozione e preghiera che riaccendono la fede nei cuori di molte persone che si è erano smarrite nella frenesia quotidiana. Un contributo arriva anche dal direttore di InTerris, Don Aldo Buonaiuto, che ha lanciato l’Ave Maria recitata dai balconi delle case ogni sera, alle 19,30, e dedicata agli operatori sanitari e le vittime della pandemia.
La Chiesa che c’è
Per cogliere tutto il bene che nasce da questo difficilissimo momento di isolamento, rinunce e pesanti privazioni un gruppo di comunicatori cattolici e sacerdoti coordinati da Martina Pastorelli, fondatrice di #neldialogo e di Catholic Voices Italia, ha creato la pagina facebook #lachiesachec’è “testimonianze della Chiesa che si fa prossimo”.
“L’iniziativa è nata per mostrare che la Chiesa non ci lascia mai soli e che, anche senza Messa pubblica, resta aperta a tutti perché manda i suoi pastori a stare il più vicino possibile alle pecore” spiega Pastorelli.
La rete sta quindi rispondendo con sentita partecipazione sia con testimonianze personali di tanti fedeli, che da nord e sud condividono notizie, foto, esperienze; sia con video ad hoc di sacerdoti attivi e conosciuti sul web. In altre parole #lachiesachec’è è divenuto un concentratore di notizie che arrivano da tutti i territori del mondo, dalle preghiere comunitarie recitate dai cristiani siriani per l’Italia e alle dirette in streaming delle parrocchie nelle periferie delle grandi città.
Ogni giorno viene confezionato e pubblicato su youtube un notiziario video che mette insieme tutto il meglio della Chiesa che si fa prossimo e della segnalazioni che arrivano alla pagina facebook. E ancora vale la pena segnalare anche la pillola quotidiana di Don Fortunato di Noto (presidente di Meter) sull’uso consapevole del web al tempo del Coronavirus.
L’intervista
“Qual è il bene che possiamo cogliere da questa esperienza? Quali insegnamenti possiamo trarre da questa epidemia?”. Intervistata da Interris Martina Pastorelli riflette sulle ripercussioni più profonde degli eventi che stiamo vivendo. Una visione alta che viene offerta attraverso le pagine de #lachiesachec’è.
“Il nostro obiettivo – afferma ancora Pastorelli – è scorniciare la Chiesa da tutta una serie di pregiudizi negativi che veicolano l’immagine di un Clero distante. Noi mostriamo presuli che non si chiudono nell’arcivescovado e uomini e donne di Chiesa che continuano offrire prossimità a tutto il popolo di Dio”.
Secondo la giornalista triestina è fondamentale capire come possiamo usare questa lezione per riaffermare alcuni principi dell’umano, come il bene indisponibile della vita, riaffermato dai medici di tutta Italia che stanno lottando come leoni per salvare malti di qualsiasi età e condizione.
“Tramite queste pagine si riaccende il senso di partecipazione e orgoglio di far parte della Chiesa, che era stato un po’ smarrito – conclude Pastorelli -. Possiamo rimuovere la corniche negativa che la società secolarizzata ha messo intorno alla Chiesa, impedendo di far vedere tutto quello che fa di buono. La chiesa in questo momento c’è in tanti modi”.