La 47enne Simona Pozzi è stata assolta “per non avere commesso il fatto” dall’accusa di essere stata la mandante dell’omicidio del padre commerciante di scarpe nel 2016, a Milano.
Il pestaggio al padre
La donna è stata condannata a 4 anni perché è stata ritenuta la mandante di un episodio di lesioni ai danni del genitore avvenuto tre anni prima a Piazzatorre (Bergamo). Episodio per cui è stato già condannato a Bergamo Pasquale Tallarico, pregiudicato milanese che si era autoaccusato e aveva indicato lei come mandante. Lo ha deciso il gup di Milano Alessandra Del Corvo. La Procura di Milano aveva chiesto l’ergastolo per la donna.
Simona Pozzi, difesa dagli avvocati Filippo Carimati e Franco Silva, è rimasta sempre libera in questi anni e oggi è stata assolta in abbreviato dall’omicidio del padre Maurizio Pozzi, 69 anni, e condannata solo per le lesioni. Le motivazioni verrano rese pubbliche tra 90 giorni.
La vicenda giudiziaria
Nell‘aprile del 2019, il Tribunale del Riesame di Milano aveva negato l’arresto della donna, chiesto dalla Procura, dopo che già prima un gip aveva negato la custodia in carcere e la Cassazione aveva annullato un altro provvedimento del Riesame che, invece, aveva detto sì all’arresto.
Nell’indagine dei pm Antonia Pavan e Alberto Nobili, inquirenti e investigatori della Squadra mobile avevano ricostruito che Simona Pozzi avrebbe “dilapidato” in pochi anni circa 800 mila euro del patrimonio familiare e che lei aveva le chiavi della casa di via Carli in cui, il 5 febbraio 2016, è stato trovato il corpo del padre, storico commerciante di scarpe nel quartiere di Affori.
La donna, che ha continuato a gestire il negozio del padre, era accusata anche di aver già dato mandato, nel 2013, a Pasquale Tallarico (già condannato per lesioni) di ammazzare il padre che aveva subito un violento pestaggio.
Oggi quest’accusa è stata riqualificata dal gup da tentato omicidio in lesioni. Simona Pozzi, secondo la difesa, “non avrebbe ricavato alcun vantaggio economico dall’uccisione del padre. Peraltro, tra i due c’era un rapporto di affetto – avevano spiegato i legali – testimoniato anche dal fatto che andavano a pranzo insieme tutti i giorni. Hanno avuto qualche litigio, ma come accade in tutte le famiglie”.
Figlia: “Sono sollevata, rischiavo l’ergastolo”
“Sono sollevata, perché la richiesta di ergastolo era stata pesante da elaborare”. Sono le prime parole, riportate da Ansa, dette da Simona ai suoi difensori dopo la sentenza di assoluzione. I legali, a loro volta, che si sono detti “soddisfatti” del verdetto, hanno spiegato che Simona Pozzi punta “all’assoluzione piena anche dall’accusa di lesioni” e per questo sicuramente la difesa farà ricorso in appello. Probabile anche il ricorso della Procura contro l’assoluzione per l’omicidio.