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Choc in Germania: per i giudici togliersi la vita è un diritto

Il vento della cultura mortifera fa breccia anche in Germania. La Corte Costituzionale tedesca ieri ha dichiarato incostituzionale una legge del 2015 che vieta il suicidio assistito “organizzato” da parte di medici o associazioni. L’organismo che ha sede a Karlsruhe ha incluso la possibilità di farsi aiutare da terzi nel terminare la propria vita anche per chi non è malato terminale. I giudici hanno infatti stabilito che il diritto a togliersi la vita non è limitato alle persone anziane o gravemente malate ma “esiste in ogni fase dell'esistenza umana”. Nella pronuncia si ammette poi la possibilità che l'eutanasia passiva possa essere portata avanti anche con l'aiuto di terzi, e afferma il principio che “l'autodeterminazione alla fine della propria vita rientra nell'area della personalità umana”. Nel concreto la Corte ha deciso di annullare l'articolo 217 del Codice penale, che vietava la possibilità alle associazioni per l'assistenza al suicidio e per le cure palliative di fornire al paziente gravemente malato un sostegno nel portare a termine la sua decisione di togliersi la vita.

Adesso sarà il legislatore tedesco a dover regolare come si potrà accedere alle pratiche eutanasiche. La sentenza ha quindi rilanciato un dibattito in Germania, fra favorevoli e contrari. Il ministro della salute Jens Spahn ha annunciato una serie di incontri per rivedere le regole, ma ha anche sottolineato che bisognerà assolutamente evitare che si sviluppi un'abitudine o “l'aspettativa di un obbligo sociale” nel rivendicare il suicidio assistito

Intanto però anche in Germania è stato infranto il principio della tutela della vita come valore assoluto che è sempre stato alla base di tutto le società occidentali con radici cristiane. Non a caso sono subito arrivate le forti critiche delle Chiese cattolica e cristiana. In un comunicato congiunto la Conferenza episcopale tedesca (Dbk) e il Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (EkD) hanno affermato che continueranno a lavorare per garantire che “le offerte di suicidio organizzate non diventino la norma accettata nel nostro Paese”. “Temiamo che l’approvazione delle offerte organizzate di suicidio possa esercitare una leggera pressione sulle persone anziane o malate affinché si avvalgano di tali offerte”, si legge ancora nella nota ripresa dall’agenzia Sir. Le Chiese ribadiscono infine che la dignità e il valore di una persona non devono essere giudicati in base alla sua prestazione, ai suoi benefici per gli altri, alla sua salute o alla sua età.

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