C’è chi del Covid ha fatto un’occasione di illecito e immorale guadagno, denunciano i leader religiosi del Kenya all’agenzia missionaria vaticana Fides.
Sos Covid
“Le denunce di corruzione che toccano i fondi Covid sono una condanna del governo e del Parlamento, che hanno il giurato di proteggere le vite e le risorse dei keniani. Ogni volta che favorisci la corruzione non esercitando il tuo mandato di supervisione, stai infrangendo il giuramento”, ammoniscono i leader religiosi.
I rappresentati delle confessioni religiose affermano che la corruzione in Kenya è conseguenza dell’opacità burocratica nella finanza pubblica che si è manifestata in diverse fasi.
La denuncia
I leader religiosi indicano i punti di frattura della strategia anti-Covid nel martoriato paese africano. E cioè “mancanza di dettagli sulle informazioni di spesa fornite al Parlamento. Carenza di informazioni sugli appalti. Assenza di un portale informativo completo accessibile al pubblico sui fondi Covid. Mancanza di informazioni sull’acquisizione e la distribuzione dei materiali relativi al Covid”. Afferma “Dialogue Reference Group“, un organismo che riunisce i rappresentanti delle principali confessioni religiose del Kenya, in una dichiarazione sullo stato del Paese alla luce della pandemia di Covid. “Siamo sconvolti dalla spirale folle della corruzione incontrollata nella nostra nazione. Tutto ciò è immorale ed è contrario agli insegnamenti di Dio, e lo condanniamo totalmente” . E aggiungono: “Sappiamo che il Paese ha ricevuto più di 190 miliardi di scellini keniani (circa 1.482.000.000 euro) per far fronte alla pandemia di Covid-19. Tuttavia si riscontra una mancanza di trasparenza e responsabilità nella spesa di questi fondi, che ha dato credito alle accuse secondo cui la maggior parte del denaro è stata sottratta. È inconcepibile per noi che un keniano possa tramare per rubare denaro destinato a salvare le vite dei propri compatrioti!”.