Un gruppo criminale attivo nel rione Picanello di Catania – da anni ‘roccaforte’ della ‘famiglia’ mafiosa dei Santapaola – è stato disarticolato dai carabinieri del comando provinciale che hanno eseguito nella provincia etnea e di Vicenza un’ordinanza di custodia cautelare per 15 persone.
Il provvedimento del Gip ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, concorso esterno all’associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e procurata inosservanza di pena, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare la famiglia di Cosa Nostra catanese “Santapaola Ercolano – gruppo di Picanello”.
Operazione “Picaneddu”
L’indagine – dalla quale è scaturita l’operazione odierna denominata “Picaneddu”, dal nome in dialetto catanese del rione Picanello – ha consentito di definire la struttura, individuando il capo, gli organizzatori e i ruoli degli affiliati al gruppo. In particolare, è emerso come l’organizzazione garantisse gli “stipendi” agli affiliati attraverso la gestione della cosiddetta “cassa comune” alimentata dai proventi derivanti da estorsioni, attività di “recupero crediti”, traffico di stupefacenti e case da gioco clandestine.
Sequestrata la casa discografica per neomelodici “Q Factor Records”
Nell’ambito dell’operazione ‘Picaneddu’ dei carabinieri di Catania sono emerse le posizioni di due imprenditori indagati, a vario titolo, per concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Sono accusati di essersi prestati a custodire il patrimonio accumulato dai mafiosi, in modo da ostacolarne l’identificazione della provenienza e sottrarlo ad eventuali misure di prevenzione patrimoniali.
Il boss Giovanni Comis
Nello specifico, si legge nel comunicato dell’Arma, i militari dell’Arma, a conclusione di approfonditi accertamenti patrimoniali i militari hanno proceduto al sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di un milione di euro. Tra questi, anche la casa discografica “Q Factor Records s.a.s.“, intestata ad uno dei figli del boss Giovanni Comis, storico esponente del clan Santapaola, che – specifica Repubblica, avrebbe sempre avuto una grande passione per la musica neomelodica. La casa era utilizzata da noti cantanti neomelodici locali.
L’indagine odierna, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia diretta da Carmelo Zuccaro, ha svelato la rete di Comis, di cui avrebbe fatto parte anche un insospettabile imprenditore.
La “Q Factor Records” – evidenziano gli inquirenti – era il punto di riferimento per tanti neomelodici siciliani.
Fra le ultime canzoni distribuite dalla società di produzione, alcune ammiccano alla mafia locale. Per esempio, scrive sempre Repubblica, quella dedicata al giovane esponente del clan Cappello ucciso nella periferia di Librino, l’anno scorso: “Enzo negativa” s’intitola, era il soprannome di Vincenzo Scalia. A cantare il brano, Gianni Vezzosi, neomelodico molto amato anche dai boss palermitani per le sue hit, da “O killer” ad “Arresti domiciliari”. Nel video clip distribuito dalla società del boss Giovanni Comis ci sono i parenti del giovane ucciso l’8 agosto 2020; quel giorno, morì anche un altro uomo durante una sparatoria con gli esponenti del clan dei “Cursoti milanesi”.
La cosca gestiva anche una serie di bische clandestine per sostenere la cassa assistenza di Cosa nostra, per gli affiliati e le loro famiglie. Comis era stato già arrestato nel 2017 e, scarcerato alcuni mesi fa, era subito tornato in affari. Ora è accusato di autoriciclaggio e intestazione fittizia.