Carceri, Pilagatti (Sappe): “Troppi detenuti con disturbi mentali: mancano strutture e medici”

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Un prigioniero su tre in Europa soffre di disturbi mentali e la causa più comune di morte nelle carceri è il suicidio, con un tasso molto più alto rispetto alla comunità esterna. L’allarme arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che in un rapporto dopo aver rilevato come le carceri europee hanno gestito adeguatamente la pandemia denuncia invece gravi problemi per la salute mentale, il sovraffollamento e i tassi di suicidio.

Carceri: Oms, in Europa 1 detenuto su 3 ha disturbi mentali

“La detenzione non dovrebbe mai diventare una condanna di cattiva salute. Tutti i cittadini hanno diritto a un’assistenza sanitaria di buona qualità, indipendentemente dal loro status giuridico”. ha affermato Hans Henri Kluge, direttore regionale dell’Ufficio dell’OMS per l’Europa.

Il rapporto, che ha analizzato le prestazioni negli istituti penitenziari di 36 paesi dell’Unione dove risultano detenute 600.000 persone, ha rilevato che il 32,6% dei reclusi soffre di disturbi di salute mentale. L’indagine richiama inoltre l’attenzione su diverse emergenze, tra cui il sovraffollamento (che riguarda uno Stato su cinque) e, appunto, la mancanza di servizi di salute mentale.

La relazione suggerisce di prendere in considerazione misure alternative non detentive per i reati che non rappresentano un rischio elevato per la società e per i quali esistono misure più efficaci, come la via alternativa al trattamento dei disturbi da consumo di stupefacenti.

Federico Pilagatti (SAPPE Puglia) e il carcere di Bari, in Puglia

Il commenti di Pilagatti (SAPPE)

“L’indagine OMS ricalca perfettamente la situazione delle carceri pugliesi e italiane”, commenta a Interris.it Federico Pilagatti, segretario Nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE).

“I disagi psichiatrici, più o meno gravi, si sommano all’annoso problema del pesante sovraffollamento carcerario. All’interno dell’istituto penitenziario di Taranto ad esempio – il più affollato d’Italia – ci sono oltre 800 persone recluse, a fronte di 350 posti regolamentari, e un organico di meno di 300 poliziotti”.

“Per comprendere la gravità della situazione, basta leggere le cifre dell’amministrazione penitenziaria relativa al rapporto agenti /detenuti. In Italia, la media è di 0.66, vale a dire un agente ogni due detenuti circa. A Taranto si scende a 0.35; uno ogni tre. Questo significa che a Taranto sarebbero necessari almeno altri 240 poliziotti per poter gestire il carcere in maniera sicura per tutti: agenti, detenuti e territorio”.

“Ancora più grave il problema della carenza sistemica di medici psichiatri all’interno delle carceri. Non solo svolgono troppe poche ore di lavoro, ma c’è proprio carenza di organico: non ci sono abbastanza specialisti per sopperire alle necessità della popolazione carceraria. Nel carcere di Foggia ad esempio, su 70-80 persone che necessiterebbero di cure e di essere seguiti costantemente, c’è un solo medico che lavora 18 ore settimanali. Gli stessi psichiatri dicono che non è possibile lavorare in questo modo, con così pochi medici. Il risultato è che i detenuti non hanno continuità assistenziale: stanno male, aggrediscono i poliziotti o tentano il suicidio”.

I disagi psichiatrici dietro le sbarre sono moltissimi. Alcuni Particolarmente gravi: per questi detenuti sono state istituite – dopo la chiusura dei cosiddetti manicomi criminali – le REMS. Queste Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza sono previste dalla legge 81/2014 per accogliere le persone affette da disturbi mentali, autrici di reati, a cui viene applicata dalla magistratura la misura di sicurezza detentiva del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario o l’assegnazione a casa di cura e custodia”.

“Purtroppo – prosegue Pilagatti – i posti nelle REMS sono di molto inferiori alle reali necessità. Oppure mancano i dottori. Come nel penitenziario di Borgo San Nicola di Lecce dove nel 2018 è stata aperta una Sezione intramuraria di psichiatria, ma è chiusa perché mancano gli psichiatri”.

“Così, non essendoci posti nelle REMS, i detenuti con disagi psichiatrici vengono posti insieme agli altri detenuti creando malesseri, compiendo atti di autolesionismo, attacchi agli altri carcerati, distruzione delle stanze. Non poche volte hanno dato fuoco ai materassi mettendo in pericolo non solo la propria vita, ma anche quella dei detenuti e degli agenti carcerari. La situazione non è dunque grave, ma è gravissima”.

“In questo caos gli agenti della polizia penitenziaria sono chiamati, oltre a vigilare, anche a fare da ‘infermieri’ ai malati (pur non avendone le competenze) e a salvare concretamente la vita delle persone che tentano gesti inconsulti verso se stessi o verso gli altri. Senza contare le innumerevoli volte che gli agenti vengono aggrediti fisicamente da soggetti problematici. E’ evidente che non è possibile andare avanti in questo modo. Ben venga la denuncia delle problematiche rilevate dall’OMS. Problematiche e carenze che noi del SAPPE denunciamo da anni. La speranza – conclude Pilagatti – è che da oggi qualcosa cambi davvero”.

Milena Castigli: