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Canta Napoli: spazzata via la Juve al “Maradona”

Emozioni e gol nella partitissima del sabato del villaggio del calcio. Azzurri in testa, Juve che scivola a meno otto dalla vetta. Venezia corsaro

La vince il Napoli, in rimonta dopo essere andato sotto in avvio per un erroraccio di Manolas per il vantaggio di Morata. La ribaltano nella ripresa Politano e Koulibay. Vola il Napoli in testa a punteggio pieno dopo tre gare. Male la Juve crollata nel finale e stasera a -8 dalla vetta.

Così in campo al Maradona

Nel Napoli Spalletti si affida al suo 4-2-3-1, lancia Anguissa dal primo minuto e in mediana preferisce Elmas a Zielinski. Allegri invece parte sulla carta con un 4-3-3 che in corso d’opera diventa 4-4-2: senza i sudamericani appena rientrati dal giro delle nazionali e Chiesa, affida la regia a Locatelli. Dunque Napoli con Ospina tra i pali, Di Lorenzo e Mario Rui esterni di difesa, Manolas e Koulibaly centrali. In mezzo, cerniera davanti alla difesa, Anguissa e Fabian Ruiz, quindi il tridente Politano, Elmas e il capitano Lorenzo Insigne alle spalle di Osimhen.

Per Allegri Szczesny tra i pali, inedita coppia di esterni con De Sciglio e Luca Pellegrini, mentre i centrali sono Bonucci e Chiellini. McKennie, Locatelli e Rabiot; agiscono alle spalle del reparto avanzato. Esterni per Bernardeschi e Kulusevski a supporto di Alvaro Morata. Si rivede il pubblico al “Maradona”, 30mila sugli spalti, in una giornata di festeggiamenti. Insigne bagna le 400 partite con la maglia del Napoli, Bernardeschi ne fa 150 con la Juve, mentre Kulusevski è appena alla cinquantesima in bianonero.

Manolas da horror, Morata gela il Napoli

La partenza degli azzurri è rabbiosa. Squadra alta, a cominciare da Osimhen che va a pressare alto quasi a togliere il fiato al rilancio bianconero. Allegri predica calma mentre i suoi non si fanno impaurire dalla partenza lanciata della squadra di Spalletti. Osimhen scatenato, si divora il campo, cerca la profondità di Politano che di testa la spizza alta di poco sopra la traversa. Tanto Napoli, Juve d’attesa, con i bianconeri tutti raccolti dietro la linea del pallone a fare densità. Il massimo di questi tempi.

Il possesso è tutto azzurro, la Juve non vede palla. Anzi no, perché a regalargliela è un errore di ingenuità e superficialità di Manolas che addomestica un pallone sull’out di sinistra, lo tocca morbido verso il proprio portiere, ma l’azione è lenta, tanto da permettere a Morata di inserirsi con i tempi giusti, rubare palla al greco e davanti a Ospina batterlo con un destro angolatissimo che muore sul palo più lontano.

Dieci minuti e Juve avanti. Adesso è un’altra partita perché la Juve è nelle condizioni ideali per fare la sua partita, mentre il Napoli continua a tenere il possesso palla, ma fatica a trovare la porta. Politano è troppo lezioso, bene Anguissa che si prende gli applausi del Maradona. Dietro la Juve è quella tosta di sempre, Bernardeschi, come in nazionale, fa cosa giudiziose nella manovra, ma quando va alla conclusione, tutto da dimenticare. Il ritmo cala, il gioco si fa spezzettato e tutto a vantaggio dei bianconeri che tengono il campo con sufficiente autorità.

Napoli ci prova da fuori ma senza fortuna. Un altro errore, stavolta di Insigne, consegna la palla a Kulusevski che per poco non va al bersaglio grosso. Ci pensa Ospina. Primo tempo difensivo della Juventus, che resiste all’offensiva partenopea, con il Napoli che però cala alla distanza nella seconda parte della prima frazione.

Insigne inventa, Politano fa pari

Spalletti lascia negli spogliatoi Elmas per inserire Ounas. Il Maradona soffia alle spalle degli Azzurri che spingono ventre a terra. Ma la Juve è coperta e non molla. Il pari azzurro esce fuori da una perla del capitano Lorenzo Insigne che da sinistra entra dentro il campo prima di scaricare il classico tiro a giro sul quale Szczesny copre malissimo, non controlla, palla su piedi di Politano che si avventa sulla preda/pallone e in tap in lo mette dentro.

Esplode il Maradona, ma che errore il portiere bianconero, al secondo grave in questo inizio di stagione. Fuori Luca Pellegrini, dentro De Ligt. Juve stanca, Napoli che prova l’affondo con qualità, affidando ai piedi buoni di Insigne le occasioni per far male. Juve che si difende, con meno ordine rispetto alla fase iniziale. Morata fa respirare la Juve ma non basta. Partita tutta da giocare e da vivere fino alla fine.

Ancora Koulibaly: Napoli in paradiso

Bonucci salva in angolo su una percussione di Osimhen. Poi si ferma Insigne, botta al ginocchio, smorfie di dolore e cambio: dentro Zielinski. A stretto giro, altra sostituzione per Spalletti che richiama Politano ed inserisce Lozano, mentre Allegri fa entrare Ramsey al posto di McKennie. Ultimi dieci minuti, fuori Morata, dentro Kean reduce da una doppietta in maglia azzurra.

Il Napoli, anche se stanco, fa la partita, Juve, altrettanto stanca, a difendere il risultato finora maturato. Quattro alla fine, la Juve prova a resistere, ma a punirla ci pensa un’altra disattenzione.

Angolo da sinistra, Kean di testa mette in difficoltà il proprio portiere che respinge alla meno peggio. Come un falco c’è Koulibaly sul pallone che da due passi fa il tap in vincente. E’ il secondo gol del senegalese alla Juve dopo quello di Torino che con Sarri aveva riaperto la partita scudetto. Stavolta è il gol che vale il punteggio pieno per il Napoli con la Juve spedita a -8. Finisce qui. Canta Napoli.

Venezia, che colpo

L’Empoli che aveva mortificato la Juve prima della sosta, si scioglie tra le mura amiche facendosi uccellare dall’altra matricola Venezia che passa per 2-1 al Castellani. La brutta copia della squadra vista allo Stadium di Torino.

La decidono Henry e Okereke, un gol per tempo che gela l’Empoli che prova a rientrare solo nella parte finale, trovando il gol dell’1-2 con Bajrami su calcio di rigore, ma nonostante il veemente e arrembante finale, il risultato non cambia. Flop per l’Empoli che probabilmente ha sottovalutato il Venezia che invece ha giocato una partita maiuscola conquistando tre punti d’oro per la sua stagione.

Stop Atalanta: Vlahovic esalta la Viola

Tre rigori, tanto agonismo in una partita giocata a ritmi vertiginosi. La Fiorentina sbanca Bergamo e scavalca la Dea in classifica. E’ il rilancio viola, brutto stop invece per i bergamaschi.

Una doppietta di Vlahovic, il bomber che la società ha trattenuto sulle rive dell’Arno nonostante le tante richieste, a firmare il successo della Viola. Due rigori per la Viola, il primo per un mani plateale di Maehle, il secondo per un placcaggio in area di Bonaventura da parte di Djimsiti. In entrambi i casi glaciale Vlahovic dal dischetto.

Gasperini cambia tutto nella ripresa per ridare smalto e sprint alla Dea che la riapre a venticinque dalla fine, ancora su calcio di rigore per un contatto in area Callejon-Gosens: dagli undici metri Zapata riaccende le speranze bergamasche. Si gioca a viso aperto da una parte e dall’altra, senza soluzione di continuità, l’Atalanta sfiora il pari, Vlahovic ad un passo dalla tripletta personale. Sfortunato Palomino nell’assalto finale.

Finisce qui, con la vittoria dei Viola che incassano tre punti pesantissimi. Brutto stop per l’Atalanta, che in due partite in casa, ha confezionato un solo punto, contro il Bologna, perdendo poi stasera con la Fiorentina. Per Gasperini tanto lavoro per riprendere un cammino bruscamente interrotto.

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