Golpe in Birmania, i militari bloccano l’accesso a Facebook

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I generali della Birmania hanno dato ordine oggi ai provider Internet del Paese (noto anche con il nome di Myanmar) di bloccare l’accesso a Facebook, nel tentativo di limitare i messaggi di dissenso al colpo di stato di tre giorni fa. Lo ha annunciato la nuova giunta militare del generale Min Aung Hlaing con un comunicato, mentre su Twitter numerosi birmani già lamentano di non essere in grado di accedere al social network e alle app del gruppo, come Whatsapp e Instagram.

Facebook bloccato dai militari

In Birmania – specifica Ansa – ci sono oltre 22 milioni di utenti Facebook (su una popolazione totale di circa 55 milioni). IL social network è in pratica un sinonimo di Internet e il principale modo di accedere alle notizie. Negli ultimi giorni, un “Movimento di disobbedienza civile” al golpe era stato rilanciato da centinaia di migliaia di persone su Facebook e altri social media, con foto di dissidenti con le tre dita alzate come in “The Hunger Games“, il romanzo fantascientifico contro i regimi totalitari scritto da Suzanne Collins.

Sempre su Facebook erano anche stati pubblicati e rilanciati video di cittadini che suonavano clacson e battevano pentole in protesta contro il golpe. Oggi il blocco, nel tentativo di fermare una rivolta che potrebbe diventare rapidamente virale non solo sui social.

Londra condanna le accuse a Suu Kyi

Il governo britannico ha condannato questa mattina le accuse rivolte alla leader birmana Aung San Suu Kyi ed ha chiesto il suo rilascio immediato. “Condanniamo la detenzione e le accuse contro Aung San Suu Kyi e altri funzionari eletti – ha scritto in un tweet il ministro degli Esteri, Dominic Raab -. Devono essere rilasciati immediatamente e le accuse devono essere rimosse. Non ci deve essere alcun ribaltamento della democrazia”. Il ministro ha poi sottolineato che il Regno Unito “sta consultando i partner internazionali sui prossimi passi”.

Le accuse a Suu Kyi per importazione illegale di walkie-talkie

Suu Kyi è stata arrestata lo scorso primo febbraio durante il Colpo di Stato dei militari. “Abbiamo sentito che è detenuta a Naypyidaw (la capitale della Birmania, ndr), presumiamo che l’esercito stia organizzando un colpo di stato”, aveva commentato a caldo l’arresto la portavoce della Lega nazionale per la democrazia (LND), Myo Nyunt. Oltre alla leader dell’LND, premio Nobel per la Pace 1991, anche molti altri funzionari del partito erano stati arrestati il giorno del blitz.

Secondo quanto riportano i media locali, durante una perquisizione della sua residenza sarebbero state trovate alcune radio portatili in uso alle sue guardie del corpo. L’accusa mossa dalla polizia nei confronti del capo del governo birmano, destituita dopo il colpo di Stato militare, è “violazione della legge sull’import-export, nello specifico per aver importato illegalmente dei walkie-talkie”. per l’importazione illegale di una decina di walkie-talkie. La leader premio Nobel per la Pace ora rischia fino a due anni di carcere.

Milena Castigli: