Birmania, la giunta minaccia i manifestanti: “Rischiate di morire”

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La giunta militare birmana ha inasprito i toni, dopo un fine settimana di sanguinose violenze, avvertendo i manifestanti che rischieranno la morte. Cosa che non ha scoraggiato tuttavia migliaia di persone dallo scendere in piazza anche oggi.

“I manifestanti stanno esortando le persone, in particolare adolescenti e giovani esaltati, a intraprendere la strada dello scontro, in cui periranno“, recita un comunicato in birmano letto ieri sera sul canale pubblico Mrtv e sottotitolato in inglese. Il testo mette in guardia i manifestanti contro la tentazione di incitare la popolazione alla “rivolta e all’anarchia”. +

Il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Birmania, Tom Andrews, si è detto profondamente preoccupato per queste minacce. “Avvertimento alla giunta: a differenza del 1988, le azioni delle forze di sicurezza vengono registrate e ne dovrete rendere conto“, ha detto su Twitter.

Decine migliaia di giovani in piazza sfidano la giunta

Intanto, decine di migliaia di persone sono scese in piazza stamani in varie città della Birmania per protestare contro il colpo di stato, sfidando la minaccia dei militari di usare “la forza letale” per reprimere ciò che definiscono come ‘anarchia’. Nel frattempo si è appreso che è salito a tre il bilancio dei manifestanti rimasti uccisi nella repressione nel fine settimane, durante il quale una grande folla ha preso parte ai funerali della prima vittima, una ragazza di 21 anni.

Molti uffici pubblici e banche sono inoltre paralizzati dalla campagna di disobbedienza civile. I manifestanti sono particolarmente numerosi a Rangoon (Yangon), la principale città del Paese, ma sono migliaia anche a Naypyidaw, la capitale, molti dei quali in motocicletta. Proteste di piazza si registrano anche nelle città di Myitkyina e Dawei.

Borrell (UE): “Reagire velocemente alla violazione dei diritti”

Le minacce della giunta non lasciano indifferenti i grandi della politica mondiale. “In Birmania vediamo una violenza crescente a seguito del colpo di stato militare – ha detto l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, arrivando al Consiglio Esteri a Bruxelles -. Dobbiamo reagire velocemente alle violazioni dei diritti umani”. Secondo fonti diplomatiche europee, i capi delle diplomazie europee oggi troveranno un accordo politico su misure restrittive mirate alla Birmania.

Raab (GB): “Giunta rilasci San Suu Kyi e si faccia da parte”

I militari al potere in Birmania rilascino subito la leader democraticamente eletta Aung San Suu Kyi e si “facciano da parte”. Lo chiede il ministro degli Esteri del Regno Unito, Dominic Raab, secondo un’anticipazione della Bbc su quanto intende dichiarare nel suo discorso al Consiglio dell’Onu per i Diritti Umani, in programma oggi a Ginevra. In caso contrario, aggiunge Raab, “prenderemo ulteriori provvedimenti, di concerto con i nostri partner, contro coloro che schiacciano la democrazia e soffocano il dissenso”. Raab, riporta Bbc – dichiarerà inoltre che sparare contro pacifici dimostranti è “inaccettabile”.

Blinken (USA): “Agiremo contro la violenza!”

“Gli Stati Uniti continueranno ad agire in modo fermo contro coloro che usano violenza contro la popolazione della Birmania mentre continuano a chiedere il ripristino del governo democraticamente eletto. Siamo a fianco della popolazione birmana”. Lo twitta il segretario di Stato americano, Anthony Blinken.

Migliaia di birmani manifestano per le strade di Yangon (Il Sole 24 Ore).

Milena Castigli: