Violenze in Birmania, Unicef: “35 bambini uccisi in meno di 2 mesi”

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“In Birmania in meno di due mesi, secondo le informazioni ricevute, almeno 35 bambini sarebbero stati uccisi, innumerevoli altri sarebbero stati gravemente feriti e quasi 1.000 bambini e giovani sarebbero stati detenuti arbitrariamente dalle forze di sicurezza in tutto il paese. Milioni di bambini e giovani sono stati esposti direttamente o indirettamente a scene traumatizzanti di violenza, minacciando la loro salute mentale e il loro benessere emotivo”. Lo scrive, in una dichiarazione, Henrietta Fore, la direttrice generale di Unicef.

Fore: “Inorridita dalle uccisioni indiscriminate”

“Sono inorridita dalle uccisioni indiscriminate, anche di bambini, che sono avvenute in Myanmar [Birmania, ndr] e dal fallimento delle forze di sicurezza a mantenere la moderazione e garantire la sicurezza dei bambini”, scrive Fore. “Come ha detto il Segretario Generale, i responsabili di queste azioni, che costituiscono indubbiamente delle vergognose violazioni dei diritti dei bambini, devono essere chiamati a risponderne“.

“Oltre agli impatti immediati della violenza – prosegue Uncef – le conseguenze più a lungo termine della crisi per i bambini del paese potrebbero essere catastrofiche. Già si è fermata la fornitura di servizi essenziali per i bambini: quasi 1 milione di bambini non hanno accesso ai vaccini fondamentali; quasi 5 milioni non hanno accesso a integratori di vitamina A; quasi 12 milioni rischiano di perdere un altro anno di apprendimento; più di 40.000 bambini sono senza cure per la malnutrizione acuta grave; quasi 280.000 madri e bambini vulnerabili perderanno l’accesso ai trasferimenti di denaro, che sono la loro ancora di salvezza, e più di 250.000 bambini perderanno l’accesso ai servizi idrici e igienico-sanitari di base.

“Questa perdita di accesso ai servizi chiave, combinata con la contrazione economica che spingerà molti altri nella povertà, mette in pericolo un’intera generazione di bambini e giovani. Sono già a rischio di subire profondi impatti fisici, psicologici, emotivi, educativi ed economici, negando potenzialmente loro un futuro sano e prospero”.

L’impegno di Unicef in Birmania

“Le forze di sicurezza devono immediatamente smettere di perpetrare abusi sui diritti dei bambini e garantire la sicurezza dei bambini in ogni momento. Le forze di sicurezza dovrebbero cessare l’occupazione delle strutture formative. Devono anche proteggere tutti i lavoratori essenziali – compresi gli operatori sanitari e gli insegnanti – che forniscono servizi vitali per i bambini e le famiglie”.

“L’impegno dell’UNICEF per i bambini in Myanmar continua ad essere immutato. Dopo 70 anni nel paese, raggiungere tutti i bambini, compresi i rohingya e quelli di altri gruppi minoritari, con servizi salvavita in tempi di conflitto e crisi, rimane una priorità assoluta. Non dobbiamo abbandonare i bambini del Myanmar in questo momento critico, quando le loro vite, il loro benessere e il loro futuro sono in gioco. Saremo sempre fermamente al loro fianco”, conclude Fore.

Ieri altri 36 morti, bilancio sale a 459

Almeno altri 36 morti sono stati registrati domenica 28 marzo in Birmania, all’indomani del giorno più sanguinoso che il Paese abbia vissuto dal colpo di Stato militare del primo febbraio: il bilancio complessivo delle vittime sale così a quota 459. Finora sono state arrestate nel Paese 2.559 persone. Lo riporta l’Associazione per l’Assistenza ai Prigionieri Politici della Birmania (AAPP).

Secondo l’organizzazione non profit per la difesa dei diritti umani basata in Thailandia, nella giornata di domenica sono state uccise 13 persone, mentre le altre 23 erano state uccise nei giorni scorsi ma sono state conteggiate solo ieri. Il bilancio di sabato è stato il più pesante dall’inizio delle proteste anti golpe, con almeno 114 vittime civili in 24 ore.

Condanna unanime (ma Russia e Cina tacciono)

L’Unione europea ha condannato “l’inaccettabile escalation di violenza” dell’esercito birmano sui manifestanti, all’indomani del giorno più sanguinoso dal colpo di Stato del 1° febbraio, con oltre 100 persone uccise tra cui del bambini. L’Alto rappresentante Ue, Borrell, ha denunciato ieri come “insensato” il percorso intrapreso dalla giunta militare e ha definito quello di sabato scorso un “giorno di orrore e vergogna“. Poco prima, anche il presidente Usa, Joe Biden, aveva condannato come “vergognosa” la repressione attuata dai militari. Ma Russia e Cina tacciono.

Milena Castigli: