La notte della nascita di Gesù, adagiò il bambino nella mangiatoia. Cristo è cresciuto seguendo gli insegnamenti silenziosi del Patriarca Giuseppe, guida mite e autorevole, in quanto destinatario e tutore di gioie e dolori. Tutto ciò è messo nero su bianco nella preghiera, approvata ecclesialmente, che milioni di credenti in tutto il mondo recitano per appellarsi al padre davidico del Messia, patrono della Chiesa universale e capo della Santa Famiglia. San Giuseppe è credibile quale consolatore degli afflitti proprio perché Dio lo ha scelto a rappresentare in terra lo spirito della genitorialità.
La statua
Oggi, riferisce
Vatican news, il Papa ha celebrato la Messa del primo maggio a Santa Marta accanto alla statua di San Giuseppe artigiano, la stessa che nel 1956 era per la prima volta a San Pietro con Papa Pacelli, in entrambe le circostanze portata in Vaticano dalle Acli. Un ponte fra il presente e la
Messa in cui Papa Pacelli aveva dedicato liturgicamente allo Sposo di Maria e padre putativo di Gesù la festa che i lavoratori celebrano in tutto il mondo.
Santa Teresa D’Avila: “
Qualunque cosa si domandi a San Giuseppe verrà certamente concessa. Chi non crede, ne faccia la prova affinché si persuada. Non mi ricordo di averlo mai pregato senza aver subito ottenuto la grazia richiesta”. L’elenco dei devoti del
Custode di Gesù e Maria include grandi santi come Luigi Guanella, Giuseppe Marello e Giovanni XXIII il quale diceva: “
Non posso cominciare né chiudere la mia giornata senza che la mia prima parola e il mio ultimo pensiero siano per San Giuseppe”.
Fascia sociale
Come 64 anni fa. Senza folla perché i nostri sono i giorni della pandemia e della reclusione domestica, riferisce
Vatican news, ma con lo stesso
Patrono dei lavoratori che veglia oggi su una categoria duramente colpita dal coronavirus, come all’epoca vigilava sul destino di quella fascia sociale che doveva ricostruire
l’Italia postbellica. Un gioco di ritorni che intreccia il presente (con le molte inquietudini che agitano il mondo del lavoro) al passato e a alla “
memoria di chi ci ha preceduto” che, scrive il presidente nazionale delle Acli Roberto Rossini, “ci incoraggia ad operare affinché
nessun lavoratore sia senza diritti e il lavoro sia libero, creativo, partecipativo e solidale”.
Effigie
“Al di là delle differenze storiche, non sono poche le analogie che si sommano attorno alla statua di San Giuseppe giunta in Vaticano e sistemata nella cappella di Santa Marta per Messa di stamattina celebrata da Francesco nella Solennità di San Giuseppe artigiano- sottolinea Vatican news-.Nel 1956 la medesima effigie (benedetta il primo maggio dall’allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini) il 2 maggio partiva in elicottero per Roma per essere benedetta anche da Pio XII all’udienza concessa quello stesso giorno alle Acli”. La statua realizzata in bronzo dorato dallo scultore Enrico Nell Breuning, alta poco meno di 150 centimetri, è stata per decenni custodita nella sede romana delle Acli. Venne portata in Piazza san Pietro il 1° maggio 1995 in occasione della celebrazione dei 50 anni di vita delle Acli, in presenza di san Giovanni Paolo II. Uscì di nuovo dieci anni dopo, il 1° maggio 2005 per il Regina Coeli con Benedetto XVI.
In processione
È stato, un altro Pontefice canonizzato da Papa Bergoglio, e cioè Karol Wojtyla, a sintetizzare la missione celeste di colui che ha cresciuto e formato il Redentore: “Dio ha deposto nelle mani di Giuseppe i tesori della redenzione che sono Gesù e Maria”. Le Acli avevano voluto portare a Francesco in processione la statua di San Giuseppe all’udienza in Aula Paolo VI anche il 23 maggio 2015. Cinque anni dopo, quel San Giuseppe artigiano torna in Vaticano, nella cappella della messa quotidiana del Papa.