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Macron a Beirut: “Senza riforme il Libano continuerà a sprofondare”

L'arrivo di Macron è previsto per le 11 a Beirut dove sarà accolto dal presidente libanese Michel Aoun. Poi si recherà al porto

E’ arrivato a Beirut il presidente francese Emmanuel Macron, per una visita decisa per esprimere la solidarietà della Francia al Libano. A ricevere Macron alle 11:00 all’aeroporto c’era il presidente libanese Michel Aoun. Una fonte dell’Eliseo ha riferito a Adn Kronos che la visita del capo di stato francese servirà a “valutare le necessità di coloro che stanno operando sul terreno” per garantire che gli aiuti francesi siano i più efficaci possibile. Macron si recherà poi dopo i saluti di rito al porto, luogo del disastro.

“Voglio organizzare la cooperazione europea e più ampiamente la cooperazione internazionale”, ha dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron al suo arrivo all’aeroporto nella prima visita di un capo dello Stato straniero sul posto. Macron – scrive Ansa – ha anche detto che senza riforme il Libano “continuerà a sprofondare“.

Vittime

Si aggrava intanto la stima delle vittime della doppia deflagrazione. Al momento, i morti accertati sono 137, oltre 5mila i feriti e decine i dispersi. Elemento, quest’ultimo, che fa ipotizzare ad un prossimo incremento della stima dei decessi.

La richiesta dei primi ministri

Quattro ex primi ministri libanesi hanno chiesto che sia una commissione di inchiesta internazionale ad appurare le cause delle due gigantesche esplosioni avvenute ieri nel porto di Beirut.

Quattro ex capi di governo, nello specifico Hariri, Miqati, Saniora e Salam, affermano che Beirut, dopo avere “sofferto per oltre 4 decenni per una catena di distruzioni e abusi, è colpita da una catastrofe che poteva essere evitata se non fosse stato per l’assenza di leadership”. I 4 leader chiedono così all’Onu e alla Lega Araba “di formare una commissione con giudici imparziali”.

Il passo indietro di Trump sulle cause

Sulle cause dell’esplosione di circa 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio presenti in un deposito, Trump oggi ha fatto dietrofront. Ieri aveva detto che si trattava di un attentato. Il Pentagono però aveva prontamente smentito spiegando che non ci sarebbero indicazione che si sia trattato di un attacco terroristico e non di un errore umano. Trump oggi è tornato sull’argomento dicendo: “Nessuno sa la causa delle esplosioni di Beirut” e aggiungendo che la sua amministrazione lavora al fianco delle autorità libanesi.

Ai domiciliari le autorità portuali

Beirut – dal canto suo – punta sull‘incidente causato dalla negligenza. Tutti gli ufficiali del porto dove era ubicato il magazzino esploso in aria sono ai domiciliari. Il ministro degli interni Mohammed Fahmi ha riferito che il nitrato di ammonio sarebbe stato sistemato nel magazzino dopo essere stato sequestrato da una nave mercantile nel 2014.

Pista terroristica

Il capo della dogana, Badri Daher aveva ripetutamente chiesto che il nitrato di ammonio venisse rimosso. Ha poi commentato che “ciò non è accaduto: lasciamo agli esperti determinarne i motivi”. In merito alla pista terroristica, sia Israele sia Hezbollah, gruppo musulmano sciita appoggiato dall’Iran, si sono dichiarati estranei ai fatti.

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