Non ci sono state solo le zone rosse nelle Regioni, in questa pandemia che va avanti da marzo 2020, perché hanno rischiato di finire in rosso anche i conti di alcuni italiani.
Sei famiglie su dieci infatti hanno avuto difficoltà economiche per arrivare alla fine del mese, soprattutto quelle in cui il capofamiglia è un lavoratore autonomo. Mentre in quasi quattro su dieci, il reddito non è bastato per coprire tutte le spese. Si tagliano consumi come bar, ristoranti e acquisti nei negozi di abbigliamenti. Chi non va, o non rischia di andare in bolletta, cerca di risparmiare. Anche perché non sono molti quelli vedono prossima l’uscita dall’emergenza pandemia.
E’ la fotografia del Paese che esce dal documento Principali risultati della quarta edizione dell’Indagine Straordinaria sulle Famiglie italiane della Banca d’Italia, in cui vengono anche sottolineate le possibili ricadute della didattica a distanza sull’occupazione femminile.
Difficoltà economiche
Oltre il 60% delle famiglie dichiara di incontrare difficoltà economiche nell’arrivare a fine del mese. Dieci punti percentuali in più rispetto al periodo precedente la pandemia, si legge nella pubblicazione dell’istituto di via Nazionale. Nel testo si spiega che la percentuale è aumentata di oltre 20 punti (al 65%) per i nuclei il cui capofamiglia è un lavoratore autonomo o disoccupato e nelle zone che al momento dell’intervista erano maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria (zone arancioni e rosse).
Poco meno del 40% per cento delle famiglie riporta che negli ultimi dodici mesi si è verificato che il reddito familiare non fosse sufficiente a coprire le spese. Di queste, quasi la metà di queste riferisce che in assenza di reddito o trasferimenti non disporrebbe di risorse finanziarie proprie per far fronte ai consumi essenziali nemmeno per un mese.
Il peggioramento delle condizioni reddituali ha continuato a essere mitigato dalle misure di sostegno al reddito: tra dicembre del 2020 e febbraio del 2021 ne avrebbe beneficiato un quarto delle famiglie.
Inoltre, quasi il 70% dei nuclei famigliari prevede per l’anno in corso un reddito pari a quello percepito nel 2020, mentre poco più di un sesto si attende che sarà inferiore. Tale quota sale a un quarto tra coloro che ritengono che l’emergenza sanitaria si protragga più a lungo.
Flessione della spesa
Le famiglie non si attendono che l’emergenza sanitaria venga superata entro un orizzonte ravvicinato: solo il 16% ritiene che verrà meno nel corso del 2021, mentre un terzo stima che si protrarrà almeno fino al 2023, riporta la pubblicazione di Bankitalia.
Guardando al futuro, un quarto delle famiglie pensa di ridurre i propri consumi non durevoli nei prossimi tre mesi.
Consumi che già si sono ridotti e continuano a risentire della situazione. Oltre l’80% dichiara di aver ridotto le spese per servizi di alberghi, bar e ristoranti e di aver effettuato meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento rispetto al periodo precedente la pandemia, mentre due terzi riferiscono di una spesa più bassa per i servizi di cura della persona.
“La flessione della spesa sarebbe più pronunciata per i nuclei il cui reddito è diminuito tra gennaio e febbraio e che hanno più difficoltà a fronteggiare le spese mensili, ma riguarderebbe anche parte (circa un quinto) di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021″.
Risparmia chi può
Ridurre le spese porta a risparmiare. Nell’ultimo anno una quota significativa di famiglie ha risparmiato, circa il 40% riferisce infatti di aver speso meno del reddito annuo nel 2020 e quasi un terzo lo ha fatto in misura più intensa che nel 2019. “L’aumento del risparmio prevale però solo tra i nuclei che arrivano facilmente o abbastanza facilmente alla fine del mese, che tipicamente detengono la maggior parte del risparmio”, scrive Banca d’Italia.
“Il 45% dei nuclei prevede che nei prossimi dodici mesi spenderà meno del proprio reddito annuo” e “le intenzioni di risparmio sono diffuse sia tra le famiglie che arrivano facilmente alla fine del mese sia tra quelle che dichiarano di avere maggiori difficoltà economiche”, si legge nel documento.
La valutazione della Dad
Nella nota Alcune evidenze sulla modalità di svolgimento della didattica a distanza e sugli effetti per le famiglie italiane Banca d’Italia scrive che la didattica a distanza “ha avuto ricadute marcate ed eterogenee tra le famiglie e gli studenti che, se non affrontate tempestivamente, potrebbero rivelarsi durature“.
Da un lato, spiega l’analisi, “ha reso più rilevante per i processi educativi il contesto socio-economico delle famiglie, aumentando presumibilmente i divari negli apprendimenti e il rischio di dispersione scolastica“.
C’è l’altro lato, quella dei divari di genere nella partecipazione al mercato del lavoro: sono le donne che hanno aumentato maggiormente il tempo dedicato ai carichi domestici durante la pandemia. “Le ricadute potrebbero essere più marcate nelle regioni meridionali, in cui l’attaccamento femminile al mercato del lavoro è già basso e in media le scuole del primo ciclo sono state chiuse più a lungo”, spiega ancora Bankitalia.