Appello del Forum delle Famiglie per le donne in Iran. Borrell: “Fermare le violenze”

Josep Borrell, alto rappresentante della politica estera Ue, è intervenuto in merito alla repressione che da giorni sta colpendo parte della popolazione iraniana, specie donne e studenti di Tehera.

Le violente proteste sono nate in seguito alla morte di Mahsa Amini, una 22enne arrestata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo e deceduta per i maltrattamenti subiti

“Ho parlato con Hossein Amir-Abdollahian. Ho chiesto di rendere conto della morte di Masha Amini, di fermare la violenza contro i manifestanti e di rilasciare i detenuti. Il diritto di protestare e il libero flusso di informazioni devono essere consentiti. L’Ue sta valutando tutte le opzioni. Ho anche chiesto all’Iran di cooperare con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica”, ha scritto su Twitter Borrell oggi.

Eurocamera: “Sanzionare chi è coinvolto nelle repressioni”

Anche il Parlamento europeo è entrato nel dibattito condannando oggi la morte di Mahsa Amini in Iran e chiedendo che l’Ue prepari sanzioni contro i suoi assassini e coloro che sono coinvolti nella repressione delle successive proteste di piazza. Questa la richiesta contenuta in una risoluzione approvata per alzata di mano durante la plenaria in corso a Strasburgo.

Nel testo gli eurodeputati condannano con la massima fermezza la morte di Mahsa Amini e chiedono un’indagine imparziale, efficace e soprattutto indipendente sulle accuse di tortura e maltrattamento. Il Parlamento europeo esprime inoltre “forte sostegno al movimento di protesta pacifica in Iran, in particolare alle giovani donne che guidano le proteste, e condanna fermamente l’uso diffuso, intenzionale e sproporzionato della forza da parte delle forze di sicurezza iraniane contro i manifestanti pacifici, che ha provocato finora molte vittime”.

Gli eurodeputati – riporta Ansa – chiedono poi alle autorità iraniane di “rilasciare immediatamente e incondizionatamente e di ritirare le accuse contro i difensori dei diritti umani”. Il testo infine chiede alle Nazioni Unite, e in particolare al Consiglio per i diritti umani, di avviare senza indugio un’indagine globale riguardo agli eventi verificatisi nelle ultime settimane.

Anche la Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) si è espressa in queste ore: “In Iran è gravemente violata la libertà religiosa. La Repubblica Islamica dell’Iran è incompatibile con molti diritti umani, incluso il diritto alla libertà religiosa come definito dalle convenzioni delle Nazioni Unite. Aiuto alla Chiesa che Soffre ricorda in particolare che qualsiasi attività volta a diffondere il Vangelo in Iran è contro la legge”.

L’appello del Forum delle Famiglie per le donne in Iran

Riportiamo l’appello del Forum Famiglie a tutela delle donne in Iran. “Di fronte alle violenze fisiche e culturali che da molti mesi si perpetuano in Iran nei confronti delle donne, la comunità delle donne e degli uomini delle nostre associazioni è unanime nel deplorare questi comportamenti ed invita istituzioni, comunità religiose e associazioni a sottoscrivere il nostro appello per sostenere la fine di questi atti che offendono la dignità e la libertà delle donne. È importante condurre insieme – uomini e donne – questa battaglia per un vero cambio culturale”.

“Donne iraniane, non siete sole! Non si può essere arrestate, per poi morire, a causa di una ciocca di capelli fuori posto sotto il velo. Non si può essere vittime, ancora oggi, di matrimoni forzati (profondi e sofferenti, da far venire i brividi, sono gli occhi delle spose-bambine), stupri impuniti. E’ intollerabile essere schiave di lavori disumani, di tratte; non si può essere condannate ‘all’analfabetismo’. Tante e troppe sono le discriminazioni, gli abusi e le ingiustizie che nell’epoca attuale molte donne in diverse parti della Terra subiscono sulla loro pelle silenziosamente”.

“Se da un lato nei paesi civili sempre più donne faticosamente e meritatamente conquistano ruoli di prestigio e riescono ad occupare spazi che fino a pochi anni fa erano riservati ai soli uomini, dall’altro diversi sono i Paesi in cui anche solo la strada verso la conquista della libertà, del rispetto e della tutela dei diritti del mondo femminile è totalmente al palo. Il grido di dolore che si è levato in questi giorni tra le donne e gli uomini iraniani mobilitatisi per far ascoltare la loro voce di protesta dopo la morte della ventiduenne Mahsa Amini è giunto fino a noi, togliendoci il fiato: colpiscono profondamente le immagini di ragazze e giovani che, letteralmente stremate da una irragionevole compressione dei loro diritti, sfidano il regime per il sacrosanto riconoscimento delle loro libertà. Tocca e commuove, soprattutto, il loro grande coraggio di rischiare persino la vita. E il pensiero va ad Alessia Piperno, la nostra connazionale arrestata e a tutti coloro che si sono uniti a sostegno delle iraniane. No, non si può restare a guardare”.

Nel momento in cui osserviamo una nostra figlia studiare, lavorare, formarsi, esprimere desideri e aspettative, parlare di futuro, sognare, vestirsi liberamente, pensiamo che contemporaneamente ci sono luoghi in cui molte sono le donne a cui anche il solo decidere “cosa indossare e come” è negato e a loro va tutto il nostro sostegno, la nostra solidarietà”.

“Ci uniamo, dunque, al coro di appelli che si stanno susseguendo in questi giorni per chiedere a gran voce il riconoscimento e la tutela della libertà di queste donne, cittadine degne del mondo come noi e come noi, quindi, con il diritto di esprimersi, realizzarsi e formarsi in alleanza con l’universo maschile. Chiediamo che il dialogo tra le parti e l’ascolto dei giovani manifestanti prendano il posto delle ostilità, della violenza, della chiusura; auspichiamo che a livello internazionale si cooperi affinché queste nostre madri, sorelle, figlie abbiano la possibilità di contribuire a costruire, attraverso idee, conoscenze, talenti ed azioni, un mondo migliore”.

Milena Castigli: