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Ancona: morto Mario, primo caso in Italia di suicidio medicalmente assistito

Federico Carboni (vero nome del 44enne di Senigallia) è deceduto alle 11.05 di oggi. E' la prima persona in Italia che ha potuto legalmente scegliere il suicidio medicalmente assistito

E’ morto Mario [nome di fantasia, ndr], 44enne marchigiano tetraplegico da 12 anni, dopo un incidente stradale. Lo rende L’Ansa. Comunicata la vera identità dell’uomo: Federico Carboni di Senigallia (AN), ex camionista.

Prima persona in Italia che ha potuto legalmente scegliere il suicidio medicalmente assistito, Federico è deceduto alle 11.05 di oggi, 16 giugno. Stamani era stata consegnata all’uomo la strumentazione e il farmaco per il suicidio assistito. L’uomo, scirve Avvenire, si è somministrato un farmaco letale.

Federico: “Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita”

“Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così”. Queste le ultime parole di Federico Carboni poco prima della procedura di suicidio medicalmente assistito a seguito della quale è morto stamattina alle 11.05.

“Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, – ha aggiunto – ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico. Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò….Ora finalmente sono libero di volare dove voglio”.

“Le parole di Carboni chiamano in causa le istituzioni sanitarie per dare cure a tutti di qualità e assistenza all’altezza delle esigenze, e non certo arrendersi e somministrate la morte. Un appello giunge anche alla società perché senta come una ferita la sofferenza di persone come Federico. Questo è il suo lascito. E riguarda tutti”, il commento di Avvenire.

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