“Siate credenti, non creduloni”, raccomandava il cardinale Giacomo Biffi. Il dilagare della pandemia e l’acuirsi della crisi economica accrescono ed e esasperano il disagio sociale. E sono sempre di più le persone che cadono nella rete oscura delle sette e dell’occultismo. Sul mistero del male sono state scritte intere biblioteche teologiche. L’indimenticato arcivescovo di Bologna descrisse la “ribellione a Dio che accompagna dall’inizio il cammino dell’umanità: non c’è epoca storicamente conoscibile nella quale l’uomo non appaia segnato dal male”.
Al Servizio Anti Sette dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII riceviamo tutti i giorni decine di chiamate di persone che hanno aderito a delle sette e vogliono uscirne. Il fenomeno è sconcertante, se ne parla troppo poco. Nell’odierna società occidentale, secolarizzata e atea, le sette sono appunto una delle più rilevanti manifestazioni del “mysterium iniquitatis”: il mistero del male. Il mondo delle sette e dell’occultismo è vasto: riescono a reclutare continuamente adepti e ad affiliarli. Accanto agli pseudo-santoni, agli pseudo-veggenti e agli pseudo-guaritori, c’è sempre una micro-setta, per adescare i più vulnerabili. Per questo papa Francesco esorta a “prendere l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito che è la Parola di Dio”. L’antidoto è “la fede e la consapevolezza che la vita cristiana sia una milizia, una lotta: si deve combattere, non è un semplice scontro, è un combattimento continuo”.
In un anno di pandemia l’aumento delle adesioni alle sette è notevole e preoccupante: oltre il 30% di segnalazioni in più. Ad allarmare le istituzioni, dovrebbe essere il disagio giovanile, soprattutto quello adolescenziale cresciuto con l’emergenza Covid. I ragazzi sono traumatizzati da una profonda solitudine, gli adolescenti più che i bambini, perché sono loro che hanno interrotto lo sbocciare delle relazioni. Occasione propizia per i reclutatori delle organizzazioni occulte. Spesso si abbina la parola “setta” al satanismo e si pensa sia solo una questione antireligiosa. E invece non tutte le sette sono sataniche, ma tutte sono diaboliche perché separano l’individuo da sè stesso, dal suo ambiente vitale, dai suoi cari, dalla vita, dal lavoro.
Uno dei tabù più consolidati nei mass media è il silenzio sul tema delle sette. Scarseggia il coraggio di chiamare per nome chi si approfitta delle persone vulnerabili. Il velo sulle sette sataniche resta abbassato. Se ne parla poco perché è una categoria minacciosa, per molti aspetti persino più pericolosa delle mafie. Dietro la trappola delle sette ci sono criminali che si beffano dello Stato, guru che si approfittano della solitudine, della debolezza, del bisogno, della sofferenza. E ci sono vittime, usate e gettate, plagiate. Un mondo invisibile costituito da persone non ascoltate, che si nascondono, che si vergognano, sole e isolate anche dalle istituzioni, derise e umiliate. Terreno ideale di caccia per il maligno. Del fenomeno non si parla abbastanza perché non c’è conoscenza, c’è una banalizzazione e nessun incentivo per volerlo affrontare, a partire dall’opera di prevenzione, che non può essere affidata solo alle forze dell’ordine, ma dev’essere affidata anche al sistema educativo, a partire dalle scuole. Serve un interessamento soprattutto da parte della politica in un’epoca in cui proliferano soprattutto le sette spirituali. Si confondono con le realtà religiose per scoprire poi che nulla hanno a che vedere con la ricerca del sacro. Il sacro, anzi, viene utilizzato e speculato. Si usa il linguaggio religioso, parodie con dei riti, per finalità che nulla hanno a che fare con la religiosità e avvicinare i più fragili
Il Telefono anti-sette nasce nel 2002 e dal 2006 collabora con la Sas, la squadra anti-sette della Polizia di Stato in una sinergia di prevenzione e aiuto alle vittime delle sette. Quando arriva la segnalazione al telefono anti-sette, gli operatori cercano di promuovere un incontro conoscitivo con la persona che segnala un problema. Guardare in faccia chi chiama è fondamentale. Dietro ragazzi che cadono nelle psicosette ci sono adulti che li manipolano. In un genitore, in un insegnante, in un educatore deve scattare un campanello d’allarme quando un ragazzo da un giorno all’altro cambia gli amici, il modo di vestirsi, di comportarsi, manifestando una predilezione per l’oscuro, il macabro. A quel punto qualche domanda bisogna farsela, senza banalizzare, come, invece, spesso capita. E invece si fa fatica a parlare di sette perché costituiscono una realtà misteriosa che in pochi conoscono. Soprattutto ora che c’è un’emergenza collettiva a coprire tante tragedie individuali provocate dal settarismo.
Intervento di don Aldo Buonaiuto, pubblicato su quotidiano.net