Lo stop negli Usa del vaccino Johnson & Johnson “non cambia nulla. È una pausa necessaria voluta dall’agenzia americana del farmaco Fda per verificare l’origine dei 6 casi di trombosi molto rare e particolari segnalati in Usa su 7 milioni di vaccinati. Il sospetto è che siano simili a quelli osservati in Europa su 35 milioni di vaccinati. Sono episodi talmente infrequenti da essere ai limiti della valutabilità”. Così il direttore dell’Aifa, Nicola Magrini sul “Corriere della Sera“.
“Spero ci diano presto il semaforo verde – dice – siamo in contatto con le agenzie”, con quella europea Ema e con la Fda; “confidiamo che si possa riprendere tra pochi giorni dopo l’acquisizione degli elementi necessari per meglio comprendere l’accaduto”. “Fino a questo momento i sistemi di farmacovigilanza non hanno rilevato eventi di rarissime trombosi cerebrali con riduzione di piastrine collegabili a vaccini prodotti con la tecnologia dell’Rna messaggero, appunto Pfizer e Moderna – rileva – quindi è plausibile pensare che il fenomeno sia limitato ai vaccini sviluppati con piattaforme virali. Però non ci sono dati che mostrano segnali in questa direzione”.
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Ippolito (Cts): “Allarmismo ingiustificato su vaccino J&J”
Anche Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani e componente del Cts, è intervenuto oggi su “La Stampa” in merito sullo stop al vaccino della Johnson & Johnson. C’è – a suo dire – un “allarmismo ingiustificato” perché i “benefici” sono “superiori ai rischi”.
L’agenzia Usa “Fda ha preso una pausa e le agenzie federali già tra un giorno rivaluteranno la situazione – osserva – si tratta di meno di un caso per milione di vaccinati, un rischio molto basso rispetto al beneficio atteso. È presto per trarre conclusioni. Creare allarmismo è del tutto ingiustificato. In questi giorni abbiamo imparato un nuovo acronimo, VITT, ovvero Trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino, di cui sono stati segnalati un numero limitato di casi, una ventina dei quali fatali, a seguito di vaccinazione con AstraZeneca“.
“La più accurata analisi rischi-benefici per fasce di età su questo vaccino l’ha fatta l’università di Cambridge – rileva – per uno scenario epidemiologico comparabile con quello attuale in Italia, tra i 60-69enni che non si vaccinano il rischio di finire in terapia intensiva è 640 volte maggiore di un evento avverso grave a seguito della vaccinazione”.
Mentre, sulla preoccupazione legata a AstraZeneca, Ippolito dice: “La probabilità di vaccinarsi e di avere una trombosi è una su un milione mentre quella di non vaccinarsi e di contrarre il Covid è 1 su 100, ma per essere più chiari forse è il caso di dare due numeri ancora più semplici: nei primi 7 giorni di aprile in Italia sono morte di Covid oltre 3mila persone, in Gran Bretagna 212″.