Afghanistan, Unicef: “Catastrofe umanitaria”. Caritas: “Sospese le attività”

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Siamo di fronte ad una catastrofe umanitaria. Occorre fare presto e proteggere le tante bambine e i tanti bambini sfollati con le loro famiglie. Inoltre in questo grande caos è altissimo il rischio che i più piccoli vengano separati dalle famiglie stesse risultando facili prede di violenze di ogni genere come spesso accade nelle zone di conflitto”: lo dichiara oggi il portavoce dell’Unicef Italia, Andrea Iacomini, a proposito del dramma di migliaia di famiglie sfollate in Afghanistan dopo la conquista del Paese da parte dei Talebani.

“Non siamo ancora in grado di fare stime precise – dice Iacomini – perché il numero si aggirerebbe tra le 300mila e le 400mila unità ma non è ancora stato confermato”. Unicef è presente nei campi di Sarai Shamalee a Kabul e di Haji a Kandahar per dare sostegno alle famiglie che hanno lasciato le proprie case in fuga dalle violenze. “In questi luoghi – racconta Iacomini – malgrado il grande impegno degli operatori umanitari manca tutto, cibo, acqua, elettricità e medicine”. “Confidiamo nell’impegno di tutti, a partire dal nostro governo che sappiamo sensibile su questi temi”, conclude Unicef Italia.

Caritas italiana: “Sospese tutte le attività in Afghanistan”

Caritas italiana, impegnata in Afghanistan fin dagli anni Novanta, ha deciso di “sospendere tutte le attività” a causa dell’instabilità della situazione, “mentre crescono i timori per la possibilità di mantenere una presenza anche per il futuro, oltreché per la sicurezza dei pochi afghani di confessione cristiana”. Lo riporta il Sir.

“In queste ore una massa crescente di profughi sta fuggendo dalle zone di guerra, aumentando la pressione in direzione dei Paesi circostanti – informa Caritas italiana -. In Pakistan la Caritas” da oggi “avvierà una valutazione della situazione nella regione di Quetta, ai confini con l’Afghanistan”.

“Assieme al personale delle ambasciate, anche i pochissimi sacerdoti, religiosi e religiose che si trovano a Kabul si stanno preparando al rientro obbligato”, informa Caritas italiana, che ha sostenuto in passato un ampio programma di aiuto di urgenza, riabilitazione e sviluppo, la costruzione di quattro scuole nella valle del Ghor, il ritorno di 483 famiglie di rifugiati nella valle del Panshir con la costruzione di 100 alloggi tradizionali per le famiglie più povere e assistenza alle persone disabili.

Tra giugno 2004 e dicembre 2007, due operatori di Caritas italiana si sono alternati nel Paese con l’obiettivo di coordinare e facilitare le attività in loco. La comunità cristiana è piccola ma significativa e negli ultimi anni ha testimoniato l’attenzione nei riguardi dei più poveri e fragili. Attualmente l’ambito di attenzione principale è costituito dai minori più vulnerabili.

Milena Castigli: