Nonostante l’accordo di pace siglato tra i talebani agli Stati Uniti il 29 febbraio 2020 ed il conseguente ritiro delle truppe della Nato dall’Afghanistan, il paese continua a versare in uno stato di forte instabilità tanto che, allo stato attuale, i miliziani talebani hanno assunto il controllo manu militari in 200 dei 370 distretti afghani causando il ritiro delle locali forze armate soprattutto dai valichi di confine ubicati nel nord del paese.
L’attentato odierno al palazzo presidenziale
Tanto premesso, in data odierna, precisamente alle ore otto, tre razzi hanno colpito il palazzo presidenziale di Kabul, in concomitanza con la cerimonia di preghiera per la festa musulmana dell’Eid, a cui stavano prendendo parte molti importanti esponenti politici e della società civile, tra i quali vi era anche il presidente Ashraf Ghani. Purtroppo, l’attentato di stamane testimonia la recrudescenza dei combattimenti nel paese, tanto che da gennaio a quest’oggi, nel solo Centro Chirurgico per le Vittime di Guerra della capitale afghana, il numero di ricoveri per ferite da proiettile è passato da 113 a 138.
Il difficile passato
In ultima istanza, è utile sottolineare che, la situazione di grave instabilità politica e militare del Afghanistan permane ormai dal 1979 – anno in cui è cominciata l’invasione sovietica del paese – ed è continuato nel 1996 quando i talebani hanno preso il controllo del paese instaurando un duro regime basato sull’applicazione della sharia. In seguito agli attentati delle Torri Gemelle nel 2001 gli Stati Uniti d’America attaccato militarmente il paese e – nel 2003 – ha fatto seguito l’intervento della Nato, ma, purtroppo, nell’ultimo periodo, nonostante l’impegno dei governi occidentali ed il ritiro totale delle forze straniere confermato per il 31 agosto prossimo la pace sembra ancora lontana.