Calcisticamente parlando, fece parte di un'epoca ormai tramontata da un pezzo. Quella del calcio dei grandi patron, degli investitori-tifosi aggiunti, dei presidenti alla guida di una squadra e non di un brand. Umanamente Luciano Gaucci ebbe i suoi estimatori e i suoi detrattori, con un carattere vulcanico e un estro fuori del comune che regalò al Perugia l'ultima (finora) delle sue epoche d'oro. L'ex presidente del Grifone è morto a Santo Domingo, a 81 anni, con la consapevolezza di aver lasciato un'impronta indelebile nel calcio italiano. Memorabile il suo approccio al campionato, così come le sue campagne acquisti che, a cavallo fra gli anni Novanta e Duemila, portarono a Perugia calciatori da ogni parte del mondo, bruciando i tempi di tutte le operazioni di mercato che sarebbero venute dopo. Basti pensare che portò in Italia gente come il campione giapponese Hidetoshi Nakata, l'iraniano Rezaei e addirittura il sudcoreano Ahn, che avrebbe di lì a poco buttato fuori l'Italia dal mondiale nippocoreano. Gli andò male qualche volta, perdendo la scommessa del centrocampista cinese Ma e di un altro iraniano, Ali Samereh. Ci provò persino con il libico Saadi Gheddafi, figlio del Rais, E non riuscì a piazzare quello che sarebbe stato il colpo più incredibile, far debuttare una donna in un campionato professionistico di soli uomini. Ci andò vicino con la tedesca Birgit Prinz ma la Fifa fermò tutto. Anche se la sensazione è che l'acquisto non fosse mai stato realmente fattibile. Un exploit simile, però, lo fece con Carolina Morace, che mise ad allenare la Viterbese in C, prima e finora unica donna ad avere allenato una squadra maschile.
L'imprenditoria
A Gaucci, che con il Perugia guidato da Cosmi arrivò a conquistare un Intertoto dopo averlo portato dalla C alla A, in molti riconobbero un'abilità particolare: quella di scovare talenti nelle serie minori e valorizzarli in A, inaugurando di fatto la stagione delle plusvalenze. Basti pensare ai futuri campioni del mondo Marco Materazzi e Fabio Grosso, e ad altri ottimi giocatori come Fabio Liverani, Marco Di Loreto e (via Juventus) Fabrizio Miccoli. A Perugia, tra il 1991 e il 2004, Gaucci raggiunse traguardi importanti, lui che aveva cominciato come imprenditore di una ditta di pulizie, per poi passare all'ippica (fu proprietario del campione Tony Bin) e infine al calcio, iniziando alla Roma, al fianco di Dino Viola. A Santo Domingo si sarebbe recato per la prima volta nel 2005, a seguito di un'indagine per bancarotta fraudolenta e reati fiscali che coinvolse anche i suoi figli, patteggiando infine tre anni. Pena che, indultata, non sarà mai scontata.