A Lesbo, sulle orme di papa Francesco

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Le suore, racconta a Fides suor Milva Caro (superiora provinciale delle Scalabriniane), saranno coinvolte nella preparazione dei pasti quotidiani per i rifugiati (circa 150 al giorno). E anche nell’insegnamento della lingua inglese, nel servizio di assistenza ai bambini e nella collaborazione per la comunità cattolica francofona.

Lesbo avamposto di carità

“Accogliere è un concetto universale– spiega all’egenzia vaticana missionaria suor Milva-. In ogni angolo del mondo, anche ai tempi del Covid, tendere una mano d’aiuto vuol dire essere umani, regalare pezzetti di futuro e speranza. Stiamo andando in punta di piedi per chiedere il permesso di fare un po’ di bene, come diceva il beato Scalabrini, nostro fondatore e padre dei migranti. Seguiamo l’esempio di Gesù Cristo e vogliamo anche essere le braccia e le orecchie di Papa Francesco, che a Lesbo ha il cuore rivolto alla situazione dei profughi”.

Servizio di assistenza

Oggi parte per Lesbo una nuova missione temporanea delle Suore Missionarie Scalabriniane. Ad agosto si succederanno due gruppi di religiose. Svolgeranno un servizio di assistenza ai profughi che arrivano nell’isola greca. A comporre l’equipe di servizio saranno suor Marlene Vieira, brasiliana che opera in Belgio, suor Leticia Gutierrez Valderrama, messicana che lavora in Spagna e due giovani in formazione, la postulante argentina Monica Leticia Tozzi e l’aspirante italiana Laura Lazzoni, di Roma.

Corridoio umanitario

“Lesbo è uno dei luoghi del mondo nel cuore di Papa Francesco, perché è un corridoio umanitario che punta all’integrazione dei profughi – precisa suor Milva Caro, superiora provinciale delle Scalabriniane-. Ci motiva il nostro carisma che ci invia a stare e a camminare accanto ai migranti, anche alla luce della nostra esperienza legata al servizio itinerante, che ci vede nei luoghi più ‘caldi’ dei flussi migratori, anche in Europa”.

Paola Anderlucci: