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50 milioni di sfollati interni, la tragedia di essere profughi nel proprio paese

Il titolo del messaggio pontificio è "Come Gesù, costretti a fuggire". Nell'ultimo anno l'emergenza è notevolmente aumentata: + 10 milioni di persone obbligate da guerre, carestie, persecuzioni a lasciare le loro case

E’ agli sfollati interni, che papa Francesco ha scelto di dedicare la 106° Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il prossimo 27 settembre. Il titolo del messaggio pontificio è “Come Gesù, costretti a fuggire”.

Foto © Vatican Media

Focus

Alla vigilia della Giornata mondiale del Rifugiato (20 giugno 2020) Caritas Italiana dedica il suo 57° Dossier con Dati e Testimonianze (DDT) agli “Sfollati. Uomini, donne e bambini profughi nel proprio Paese“. Un focus specifico, riferisce LaPresse, è dedicato alla situazione dell’Iraq, paese in cui Caritas Italiana sostiene da anni interventi in favore degli sfollati ed altre fasce vulnerabili della popolazione in collaborazione con Caritas Iraq ed altre realtà della Chiesa locale. Sempre oggi alle è èrevista in streaming la conferenza stampa di chiusura del Festival Sabir Oltre – Edizione Straordinaria Online, del quale Caritas Italiana è stata tra gli organizzatori insieme ad Arci, Acli e Cgil. I promotori, oltre ai dati di partecipazione di questa edizione online, illustreranno i contenuti del documento finale “Sabir, un nuovo lessico comune per un Mediterraneo dei diritti”, con le principali proposte e richieste emerse dai 38 incontri, dibattiti e formazioni. Ricordiamo come secondo il rapporto dell’Unhcr (Global trends 2019) sono quasi 80 milioni le persone costrette a lasciare le proprie terre e trovare rifugio in uno stato estero o all’interno del loro Paese. Un incremento notevole rispetto all’anno precedente, quando erano 70,4 milioni. Moltissimi vivono situazioni di sfollamento prolungato che possono tramutarsi in una condizione cronica.

Emergenza

Gli sfollati interni in particolare sono nel mondo 50,8 milioni. Il numero più alto di sempre. Nel linguaggio umanitario sono chiamati Internal Displaced People (IDP), profughi costretti ad abbandonare le loro case ma che restano nella propria nazione. Di queste oltre 45 milioni lo sono a causa di conflitti armati e violenze. Il numero di profughi interni a causa delle guerre supera di gran lunga rifugiati e richiedenti asilo (i profughi accolti all’estero). Il dossier, riprendendo anche i dati di indagini di Caritas Iraq sui giovani, analizza nello specifico la situazione dei 1,6 milioni di profughi interni in Iraq, sfollati a causa dell’Isis che nel 2014 conquistò la città di Mosul e la Piana di Ninive, generando all’apice del conflitto circa 6 milioni gli sfollati. Sono persone che hanno paura a tornare nelle loro case, se ancora esistono, e che a fatica immaginano un futuro felice. Durante gli ultimi quaranta anni hanno inoltre subito quattro guerre, dieci anni di embargo, otto anni di occupazione militare straniera e nove anni di terrorismo interno sfociato in una vera e propria guerra civile, non ancora del tutto sopita. Il Ddt, anche attraverso le storie di queste persone, vuole dare voce alla loro sofferenza, spesso dimenticata dalla comunità internazionale, concentrata a difendersi dai profughi che oltrepassano i confini.

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