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50 anni di Medici Senza Frontiere: “Curare e testimoniare è la nostra vocazione”

Cinquanta anni fa, il 22 dicembre 1971, nasceva a Parigi da un gruppo di medici e giornalisti Medici Senza Frontiere

Cinquanta anni fa, il 22 dicembre 1971, nasceva a Parigi da un gruppo di medici e giornalisti Medici Senza Frontiere (Msf) l’organizzazione medico-umanitaria che oggi conta oltre 65.000 operatori umanitari impegnati in oltre 80 paesi. MSF inaugura un nuovo stile dell’intervento d’emergenza, che unisce l’azione medica indipendente all’impegno della testimonianza. Curare e testimoniare è la doppia vocazione di MSF.

50 anni di Msf

“La prima audacia di MSF sta nella sua stessa creazione. Negli anni Settanta non esistevano organizzazioni medico umanitarie”, racconta il dottor Rony Brauman, uno dei fondatori dell’organizzazione, nella serie di podcast (5 episodi, uno per decennio) sul cinquantesimo prodotta dalla stessa organizzazione. La prima missione è in Nicaragua, a Managua, dove nel 1972 un terremoto distrugge gran parte della città e uccide tra decine di migliaia di persone.

Negli anni Ottanta MSF diventa un’organizzazione internazionale, intervenendo nelle grandi emergenze, più o meno note o dimenticate: il genocidio in Ruanda, lo Tsunami in Indonesia, il terremoto ad Haiti, ma anche le guerre in Afghanistan, Siria e Yemen, l’epidemia di Ebola, le rotte globali della migrazione, le tante crisi permanenti dove migliaia di persone non hanno accesso alle cure.

“Da cinquant’anni la nostra azione è in continua evoluzione: team d’urgenza per rispondere alle epidemie, ospedali gonfiabili o sotterranei sulle linee del fronte, cliniche mobili nei villaggi remoti, ma anche telemedicina, innovazione scientifica, salute ambientale”, dichiara la dottoressa Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di MSF. “A non essere mai cambiati sono i nostri principi di imparzialità, neutralità e indipendenza, che continuano a guidare la nostra azione e identità: persone che aiutano persone, indipendentemente da chi siano e dove si trovino”.

Il Premio Nobel per la Pace

Nel 1999 MSF riceve il Premio Nobel per la Pace “in riconoscimento del lavoro umanitario pionieristico realizzato in vari continenti” e per onorare lo staff medico dell’organizzazione impegnato a curare decine di milioni di persone in tutto il mondo. A seguito di questo riconoscimento, MSF lancia la Campagna per l’Accesso ai Farmaci essenziali che attraverso battaglie legali e mobilitazioni della società civile, ha contribuito a rendere accessibili le cure per malattie come HIV/AIDS, Epatite C, Tubercolosi farmaco-resistente.

Oggi la sfida è il Covid-19. “Maggiore sarà la disponibilità di vaccini a livello globale, più velocemente potrà essere contenuta questa pandemia”, dichiara Silvia Mancini, esperta di salute pubblica di MSF. Negli anni, MSF ha costruito un’imponente macchina logistica e un pool di oltre 65.000 operatori, di cui l’80% è staff nazionale reclutato e formato nei paesi. Sono chirurghi, anestesisti, infettivologi, infermieri, ostetrici, psicologi, ma anche logisti, ingegneri, esperti di acqua e igiene, amministrativi, e tutto ciò che serve per garantire l’azione medica.

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