L’accordo del 1985 è stato il primo passo del cosiddetto Acquis di Schengen, un insieme di norme e disposizioni, integrate nel diritto dell’Unione europea, volte a favorire la libera circolazione dei cittadini all’interno del cosiddetto Spazio Schengen, regolando i rapporti tra gli Stati che hanno siglato la Convenzione di Schengen; dal 1999 è stato integrato nel quadro istituzionale e giuridico dell’Unione europea, con il Trattato di Amsterdam, siglato il 1 maggio.
Sicurezza
Sia l’accordo che la convenzione di Schengen sono entrati in vigore nel 1995 (due anni dopo per l’Italia) con l’abolizione dei controlli alle frontiere interne dei Paesi aderenti all’area, anche se restano possibili controlli mirati per assicurare che non ci siano minacce alla sicurezza, mentre, ricostruisce l’Agi, sono obbligatori quelli alle frontiere esterne. Sul piano pratico, sono 25 anni che cittadini e merci possono muoversi in piena autonomia all’interno di questa zona nel perimetro degli Stati membri. Attualmente, lo spazio Schengen si compone di 26 Paesi europei (di cui 22 Stati dell’Ue), in cui vivono in tutto 400 milioni di cittadini: Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia, insieme a Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Per legge, evidenzia l’Agi, un visto rilasciato da uno degli stati firmatari dell’accordo è valido all’interno dello spazio Schengen. Ogni anno i cittadini europei effettuano più di 1,25 miliardi di viaggi all’interno di questa area, senza restrizione alcuna, mentre alla frontiere esterne vengono svolti controlli armonizzati, secondo criteri chiaramente definiti. Accordo e convenzione di Schengen prevedono la possibilità, in caso di emergenza o situazioni eccezionali, di reintrodurre controlli obbligatori alle frontiere interne per un massimo di 30 giorni, previa informazione a Bruxelles. Proprio quello che è successo lo scorso 17 marzo, quando i Paesi firmatari hanno chiuso i confini interni per combattere il virus, facendo tornare l’Europa indietro di 35 anni.
Simbolo
E’ un triste anniversario quello del trattato di libera circolazione in Europa, quindi. Il 14 giugno 1985 nel piccolo comune lussemburghese di Schengen, cinque Paesi europei, firmarono un accordo di libera circolazione, diventato nel tempo il simbolo della soppressione dei confini in Europa e della libertà di viaggiare e commerciare. Trentacinque anni dopo, l’importante ricorrenza cade in un contesto sfavorevole, dopo quasi tre mesi di chiusura delle frontiere tra Stati Ue per fronteggiare la pandemia di Covid-19. Ma, al di là dell’emergenza sanitaria, la stessa Unione europea è confrontata ad una crisi storica, tra Brexit e crescenti spinte nazional-populiste, sovranismi ed anti-europeismi favorevoli ad una chiusura dietro i propri confini, all’interno di una fortezza continentale, anche per respingere i migranti. Tornando alle origini, il primo accordo di Schengen è stato siglato il 14 giugno 1985 a bordo della nave della principessa Marie-Astrid sulle rive della Mosella a Schengen, all’incrocio simbolico dei confini tra Francia, Germania e Benelux. Nacque come accordo intergovernativo, fuori dalla cornice Ue, in quanto i 10 Stati membri dell’allora Comunità Economica Europea (Cee) non riuscirono a trovare un consenso.
Pionieri
Il primo nucleo di Paesi pionieri dell’abolizione dei controlli alle frontiere, che rallentavano mobilità e commercio tra Paesi confinanti e interdipendenti, è costituito da Belgio, Francia, Germania Ovest, Lussemburgo e Olanda. Ad apporre le firme all’intesa storica furono Catherine Lalumie’re per la Francia, Waldemar Schreckenberger per la Germania occidentale, Paul de Keersmaeker per il Belgio, Robert Goebbels per il Lussemburgo e Wim F. van Eekelen per i Paesi Bassi. L’obiettivo dell’accordo del 1985 era quello di eliminare progressivamente i controlli delle persone alle frontiere comuni e introdurre un regime di libera circolazione per i cittadini degli Stati firmatari, degli altri Stati membri della Comunità o di Paesi terzi. Il 19 giugno 1990 gli stessi Stati hanno poi firmato la Convenzione di Schengen, che definisce le condizioni di applicazione dell’accordo e a cui hanno in seguito aderito altri Stati: l’Italia, nel 1990, seguita da Spagna e Portogallo (1991), Grecia (1992), Austria (1995), Danimarca, Finlandia e Svezia (1996). La soppressione dei controlli ai confini interni segnò il principio di attuazione di una delle quattro libertà fondamentali sancite dal Trattato di Roma del 1957.