Non sono stati celebrati i funerali di Ugo Russo, il 15enne di Napoli ucciso da un Carabiniere durante un tentativo di rapina dell’orologio Rolex. Esequie annullate a causa della sospensione delle cerimonie civili e religiose disposta per contenere l’emergenza coronavirus: si sarebbero dovuti svolgere oggi, lunedì 9 marzo alle 9:00 presso la Parrocchia dei “Sette Dolori”. Manifesti a lutto con la data e l’ora della cerimonia funebre erano apparsi sabato mattina sui muri dei Quartieri Spagnoli, dove viveva il ragazzo: “Tragicamente è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari Ugo Russo”, si legge sui manifesti.
Il blocco del corteo funebre
Anche se il funerale è stato annullato, si è comunque svolto un breve corteo funebre, poi bloccato dalla polizia. Intorno alle 8 di questa mattina la bara del ragazzo ucciso otto giorni fa in via Generale Orsini è stata accompagnata a spalla dai ragazzi dei Quartieri Spagnoli: partiti dall’abitazione del giovane, hanno trasportato il feretro per alcune centinaia di metri. Dietro i genitori, uno striscione con la scritta “Verità e giustizia per Ugo”, palloncini bianchi e magliette con il suo volto. In strada, fotografie del quindicenne, uno stendardo e il coro “Ugo, Ugo”. Quando il corteo ha provato a imboccare la centrale via Roma si è però trovato davanti un cordone di polizia che ne ha bloccato l’accesso e ha fermato il corteo, in seguito alle disposizioni del decreto sul coronavirus e le decisioni del cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, con la sospensione di tutte le cerimonie. I parenti del giovane avrebbero voluto portare la bara bianca a spalle per le vie della città. Dopo qualche momento di tensione subito sedato dai responsabili delle forze dell’ordine, la bara è stata messa nel carro funebre, seguito da un motorino con a bordo i genitori del ragazzo, e il corteo si è sciolto. La cerimonia in via privata si è chiusa con la benedizione della salma nella cappella del cimitero. Ora si attendono gli sviluppi dell’inchiesta condotta dalla Procura: il carabiniere è indagato per omicidio volontario come atto dovuto imposto dalla autopsia. Si indaga anche sul complice del tentativo di rapina – un sedicenne collocato in comunità dal giudice minorile – sia sulla devastazione dell’ospedale Vecchio Pellegrini e sui colpi di pistola esplosi all’esterno della caserma Pastrengo dei carabinieri, eventi avvenuti in rappresaglia della morte del giovane. La famiglia Russo ha preso le distanze da entrambi gli episodi, sui quali la Procura ipotizza una regia della camorra.